Recovery, fronda 5Stelle sulle risorse per la Sanità

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di Andrea Bassi

La parola d'ordine è «rimodulazione». Provare a mettere una toppa al Recovery plan italiano, ancora solo in bozza, ma che già ha creato più di uno scontento. A partire dal ministro della Salute Roberto Speranza, che ha già posto «con forza», come ha spiegato ieri, la questione in cdm. I capitoli sottodimensionati che andranno in qualche modo rafforzati. Oltre la sanità c'è il turismo. Per il primo lo stanziamento previsto nel documento messo a punto da Palazzo Chigi e dal Tesoro, si è fermato a 9 miliardi. Per il secondo, un settore annichilito dalle conseguenze della pandemia, le risorse messe sul piatto sono di soli 3 miliardi sui 196 complessivi del programma europeo. Dunque all'interno del governo si cominciano a fare i primi ragionamenti su dove prendere le risorse per aumentare i fondi a disposizione di sanità e turismo. Ma si tratta di un gioco a somma zero. Incrementare anche di un solo euro un capitolo del Recovery, significa ridurre di altrettanto un altro capitolo. L'attenzione di Tesoro e Palazzo Chigi, in queste ore, si è focalizzata sulle voci più corpose della bozza del programma italiano. La prima è la «Rivoluzione verde e la transizione ecologica», una missione, come la definiscono i tecnici, che da sola vale 74,3 miliardi, quasi il 38% dell'intero Recovery italiano, 40 miliardi dei quali solo per la riqualificazione energetica degli edifici e l'efficientamento. Poi ci sono i 48,7 miliardi per la digitalizzazione, 35 dei quali destinati all'innovazione e al 4.0 e, infine, anche i 17 miliardi per la parità di genere e la coesione territoriale sarebbero oggetto di scrutinio. «Ma», dice una fonte di primo piano che lavora al dossier, «non c'è nulla di definito al momento, è ancora tutto aperto». Anche perché le resistenze politiche non sono poche. I ministri del movimento Cinque Stelle, titolari dei capitoli che potrebbero essere limati per rafforzare la sanità e il turismo, hanno poca voglia di farsi infilare le mani in quelli che ormai ritengono loro portafogli. Così nelle riunioni tecniche fanno osservare che in un conteggio esatto dei fondi, non andrebbero considerati solo gli stanziamenti del Recovery, ma anche quelli a carico del bilancio dello Stato inseriti in altri provvedimenti. Il riferimento è soprattutto alla sanità, con il fondo nazionale salito dai 114 miliardi del 2019 fino a 121 miliardi il prossimo anno.

E questo senza contare il finanziamento straordinario dell'edilizia. Ma il tema, come detto, resta divisivo all'interno della maggioranza.

Le distanze

«Perché alla sanità pubblica solo 9 miliardi quando se ne possono ottenere subito 36?», si domanda Luigi Marattin di Italia Viva, presidente della Commissione finanze della Camera. Il suo riferimento è, ovviamente, al Mes sanitario, il prestito al quale l'Italia potrebbe attingere a condizioni vantaggiose. «Si tratta esattamente della stessa logica con cui il governo attinge a 80 miliardi di fondi del Recovery, sostitutivi di risorse esistenti ma ottenuti a condizioni migliori». Insomma, la bozza di piano che «si è materializzata alle due di notte», dice ancora Marattin, «è tutta da ridiscutere». Intanto è polemica sull'esclusione di un piano per Roma dal Recovery. «Dopo annunci e promesse, Roma sparisce dai radar del Recovery Plan. La Capitale d'Italia, immagine del Paese nel mondo, viene dimenticata e umiliata dal premier Conte e dal suo governo», ha commentato la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria. Ieri tra i ministeri è anche girato un documento predisposto dal Mef per fare il punto dei fondi per la Capitale previsti dalla bozza di programma. I progetti, spiega il documento, sono legati a piani che vanno presentati e specificati nei particolari e quindi dipenderà anche dall'amministrazione comunale saper individuare, presentare e scegliere i progetti giusti da poter finanziare con i fondi del Next Generation Ue. L'esempio citato è quello del trasporto pubblico locale. Nel Recovery sono previsti 5 miliardi per questa voce e il Comune di Roma potrà prenotare una somma per rinnovare il parco dell'Atac o delle metropolitane. Ma dovrà comunque competere con le richieste degli altri Comuni, senza nessuna corsia preferenziale. Tra le opere che avranno accesso ai fondi europei vengono citate, oltre alla Roma-Pescara, anche la Metro C, l'anello ferroviario e la Metro D, anche se per quest'ultima manca il progetto esecutivo. Il ministero dell'Economia guidato da Roberto Gualtieri, si candida comunque ad avere un ruolo di facilitatore e di «mediazione» nella scelta dei progetti «con le maggiori ricadute sulla Capitale».
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Dicembre 2020, 11:16
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