Recovery, la nuova Italia riparte da scuola e ricerca: scommessa sui giovani

L'Italia riparte da scuola e ricerca

di Luca Cifoni

Nel passaggio dal Recovery Plan del governo Conte a quello firmato da Mario Draghi la quarta missione, dedicata a “Istruzione e ricerca”, è senza dubbio quella che ha guadagnato più spazio finanziario, crescendo dai 26,7 miliardi originariamente previsti agli attuali 32,32. Il balzo di oltre 5 miliardi permette certamente all’esecutivo di esibire questa voce come fiore all’occhiello dell’ambizioso progetto che punta a costruire grazie ai fondi europei una nuova Italia; sempre che siano superati i tradizionali colli di bottiglia che nel nostro Paese ostacolano da anni sia il percorso delle riforme sia la spesa delle risorse disponibili per gli investimenti.

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Le altre cinque missioni del piano che stamattina andrà in Consiglio dei ministri sono state sostanzialmente confermate nel loro importo rispetto alla versione precedente, ma le risorse sono state in parte integrate o anche incrementate ricorrendo al Fondo complementare, ricavato dal bilancio nazionale ma con regole simili a quelle richieste dall’Unione europea. Così alla Digitalizzazione innovazione e competitività andranno 43,55 miliardi, alla Transizione ecologica 57,5, alle Infrastrutture per una mobilità sostenibile 25,33 miliardi a Inclusione e coesione 17,17, alla Salute 15,63 miliardi. Come richiesto dalla Commissione di Bruxelles, la rivoluzione verde assorbirà il 38% del totale e e quella digitale il 25. Il 40% delle risorse del Piano è poi riservato al Mezzogiorno.

DUE COMPONENTI
La prima delle due componenti in cui si articola la Missione 4 riguarda in modo specifico l’istruzione, dagli asili nido all’università. Su un investimento complessivo di quasi 20 miliardi, la singola voce più significativa è proprio il piano per asili nido e scuole materne, che vale 4,6 miliardi.

L’obiettivo è la creazione di circa 228.000 posti, di cui 152.000 per i bambini da 0 a 3 anni e circa 76.000 per la fascia 3-6 anni.

Ma con importi più ridotti il governo punta a colmare anche altre lacune del nostro sistema formativo, dalle strutture per il tempo pieno e le mense, alle palestre, agli alloggi e alle borse di studio che favoriscono la frequenza dell’università. Sul piano delle infrastrutture, impegni finanziari di tutto rispetto riguardano la messa insicurezza e la riqualificazione delle scuole (3,9 miliardi) e il cablaggio degli istituti (circa 40 mila edifici) da accompagnare alla creazione di nuove aule didattiche e laboratori. Ma c’è anche un progetto che punta a contrastare l’abbandono scolastico e a colmare i divari territoriali nelle scuole superiori, dove le competenze di base sono inferiori alla media Ocse in particolare nel Mezzogiorno. Questa situazione dovrebbe essere affrontata con il potenziamento del tempo scuola, l’affiancamento di esperti ai docenti e programmi di recupero formativo on line per 120 mila studenti tra i 12 e i 18 anni, e di consulenza anche psicologica per favorire il rientro nel circuito educativo per 350 mila giovani tra i 18 e i 24 anni. Grande attenzione anche alla riforma dei dottorati e degli istituti tecnici superiori (Its) pensati per favorire l’inserimento professionale dei diplomati.

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DALLA RICERCA ALL’IMPRESA
La componente “Dalla ricerca all’impresa” può contare complessivamente su circa 12,5 miliardi. Una misura di forte impatto simbolico è quella che punta al finanziamento dei progetti presentati da giovani, con il dichiarato obiettivo di trattenerli in Italia. Con una dote di 600 milioni l’obiettivo è sostenere fino a 480 ricercatori con un contributo individuale medio di 1,25 milioni per progetti di cinque anni.


Ultimo aggiornamento: Sabato 24 Aprile 2021, 11:15
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