Porti franchi e carenze bancarie: in Europa si riciclano 200 MLD di euro l’anno

Porti franchi e carenze bancarie: in Europa si riciclano 200 MLD di euro l’anno
La Commissione europea ha recentemente affermato che si dovrebbe fare di più per contrastare il flusso multimiliardario di denaro sporco nell'Unione Europea. Sono emerse gravi carenze nel modo in cui banche e governi gestiscono la questione. Dopo una serie di scandali contro il riciclaggio di denaro da parte di diversi istituti di credito del blocco dei 28 paesi, l'UE sta riesaminando le norme esistenti per identificare le principali carenze e contrastare i flussi illegali che secondo le stime di Europol, l'autorità di contrasto al riciclaggio e l’evasione dell'UE, potrebbero superare i 200 miliardi di euro all'anno.

«Non vogliamo regole deboli e inefficaci nell'UE che i criminali possano sfruttare», ha dichiarato la commissaria europea alla giustizia Vera Jourova. Alle inadempienze di alcuni istituti bancari si sommano altre realtà a maggior rischio di riciclaggio di denaro, come il calcio professionale e i porti franchi.

La commissione ha affermato che la mancanza di trasparenza del calcio professionistico ha creato "un terreno fertile per l'uso di risorse illegali" ha anche affermato che i porti franchi, che godono legalmente di trattamenti fiscali privilegiati, potrebbero essere usati per il commercio di merci contraffatte, il riciclaggio di denaro e altri reati. Necessario quindi effettuare controlli sufficienti ad identificare i proprietari delle società che li utilizzano. Si tratta di aree chiuse all'interno del territorio doganale dell'Unione nelle quali è possibile introdurre merci provenienti dai paesi extra UE esenti da dazi all'importazione, tasse e qualsivoglia misura di politica commerciale. 

Tali merci possono essere immesse in libera circolazione all’interno dell’UE dopo il transito nei porti franchi. Ovviamente anche tutte le merci provenienti dall’Unione possono essere introdotte all’interno dei porti franchi per essere successivamente esportate o portate in altre parti del territorio doganale dell'Unione. Grazie all’assenza di regole interne il numero dei porti franchi nel mondo è aumentato da meno di 100 nel 1975 a circa 3.000 in 135 paesi nel 2018, di cui 82 all’interno della Commissione europea. Maggiori presenze si hanno in Croazia con undici, seguita da Lituania con dieci, Repubblica Ceca, otto e Spagna e Polonia con sette. In Italia ce ne sono due.

Originariamente intesi come spazi per immagazzinare merce in transito oggi sono diventati popolari per la conservazione di oggetti di valore, tra cui opere d’arte, pietre preziose, oro, oggetti d'antiquariato e collezioni di vini; ma anche banconote, che stazionano spesso in modo permanente. Sono luoghi adatti alle esigenze di collezionisti d'arte di fascia alta. La crescente domanda di porti franchi, e il loro utilizzo, è causa delle recenti politiche restrittive attuate da parte di numerosi governi UE nell’ambito del segreto bancario e dell'evasione fiscale. Le persone con un patrimonio netto elevato hanno iniziato a cercare alternative di investimento e molte hanno sostituito i loro conti correnti bancari con prodotti come opere arte, diamanti, oggetti d'antiquariato, vino o banconote, che possono facilmente introdurre in questi posti.

La Commissione Europea ha cominciato a mettere in guardia contro questi le zone esenti da imposte in stile Singapore, che sono però supportate dal primo ministro britannico Boris Johnson, che ha dichiarato di volerne "circa sei" come parte della sua visione per il Regno Unito dopo la Brexit. Per Věra Jourová invece sono una “nuova minaccia emergente", che può rendere vulnerabile l’UE al riciclaggio del denaro e al finanziamento del terrorismo.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 16 Settembre 2019, 00:46
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