Statali, in pensione solo da giugno
di Andrea Bassi
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LO SLITTAMENTO
Lo slittamento di altri tre mesi delle uscite degli statali dovrebbe permettere di ridurre la platea e anche gli stanziamenti necessari a finanziare la misura sulle pensioni che sarà inserita nella legge di bilancio. Secondo stime del governo, solo il 70-80% degli aventi diritto potrebbe alla fine accedere all'anticipo pensionistico, anche perché per due anni, coloro che lasciano il lavoro a 62 anni, non potranno reimpiegarsi per cumulare il reddito con la pensione. Per gli statali, poi, c'è un altro problema al quale il governo sta provando a dare una risposta. Si tratta del pagamento della liquidazione, quello che nel pubblico impiego si chiama Tfs, trattamento di fine servizio. Le regole attuali prevedono che la «buonuscita» sia pagata subito per un importo fino a 50 mila euro. Il resto dei soldi i dipendenti pubblici lo ottengono fino a 4 anni dopo il pensionamento a seconda degli importi. Il governo sta lavorando ad un meccanismo che prevede l'anticipo della liquidazione ai lavoratori da parte delle banche. Lo Stato, poi, rimborserebbe il prestito e gli interessi agli istituti dopo cinque anni. Un modo anche per ridurre l'esborso immediato per le casse pubbliche del Tfs, che per prepensionare 170 mila statali avrebbe un costo di 4-5 miliardi di euro. Sul costo complessivo dell'operazione «Quota 100», restano i dubbi dell'Inps. Secondo le tabelle presentate da Tito Boeri alla Commissione Lavoro della Camera la scorsa settimana, l'insieme delle proposte del governo in materia di accesso anticipato alla pensione rispetto alle regole attuali peserebbe solo l'anno prossimo sette miliardi (in più rispetto alla spesa per le pensioni prevista attualmente) per poi crescere rapidamente e arrivare nel complesso in 10 anni a un valore di 140 miliardi aggiuntivi.
I CONTEGGI
Nei calcoli sui costi sono compresi la quota 100, il blocco dell'aspettativa di vita (dopo lo scalino della vecchiaia a 67 anni), la proroga dell'ape sociale e dell'opzione donna mentre non si tiene conto dei risparmi che potrebbero arrivare dall'intervento sulle cosiddette pensioni d'oro. Ma su questo intervento non è ancora chiara la direzione dato che - spiega il sottosegretario Claudio Durigon- si dovrebbe studiare un intervento che tenga conto dei contributi effettivi versati. Potrebbe quindi essere comunque studiata una misura che non faccia tagli legati solo all'importo (come il contributo di solidarietà e il taglio al recupero dell'inflazione) ma che guardi a come la pensione si è costituita. Quanto alla quota 100 il Governo tira dritto. «È fondamentale - ha detto Durigon - per il ricambio generazionale. Renderà le aziende più competitive».
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Ottobre 2018, 09:24
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