Nuova Irpef, il piano renziano: detrazioni e tassazione negativa

Nuova Irpef, il piano renziano: detrazioni e tassazione negativa

di Alberto Gentili
«Ci accusano di essere una minaccia? Dicono che potremmo far cadere il governo? Ebbene, a dimostrazione che sono accuse totalmente infondate, Italia Viva lancia una proposta anche in chiave di stabilità: assieme alla manovra economica la maggioranza approvi una legge delega per riformare l'Irpef dal 2021. Per farlo siamo pronti a sacrificare anche gli 80 euro». Luigi Marattin, testa d'ariete di Matteo Renzi sul fronte economico, apre ufficialmente la trattativa sulla legge di bilancio dopo aver imposto insieme ai 5Stelle lo stop all'aumento dell'Iva.

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Il primo step, secondo l'economista renziano, sarebbe rinunciare al taglio del cuneo fiscale da 2,7 miliardi: «Perché l'importo è così basso, che i lavoratori non ne percepirebbero un vantaggio effettivo e avremmo un effetto boomerang a causa delle aspettative deluse. Per fare un taglio davvero percepibile ed efficace servirebbero almeno 10 miliardi e non ce ne sono». Il secondo passo sarebbe impiegare tutte le risorse disponibili sul piano famiglia: «Asili nido gratis, piano di costruzione di asili, congedo parentale, servizi all'infanzia». Questo, a giudizio di Marattin, «deve essere il piatto forte» servito agli italiani nel 2020, «visto che per il resto saremo costretti a varare una manovra principalmente difensiva e non espansiva, dovendo sterilizzare l'aumento di 23 miliardi dell'Iva ereditato da Salvini. Ma non vogliamo imporre nulla, confrontiamoci con tutta la maggioranza. E soprattutto disegniamo una strategia e una linea di politica economica triennale. Così, tra l'altro, la smetteranno di dire che puntiamo alla crisi».

Qui si arriva alla riforma dell'Irpef: «Subito, in questa sessione di bilancio, va approvata la legge delega che impegni il governo e la maggioranza ad approvare la riforma dell'Irpef. Che non potrà essere a parità di gettito, ma dovrà introdurre una riduzione del cuneo fiscale forte con tutte le risorse disponibili, compresi i famosi 80 euro. Si tratta di cancellare e di ricominciare da capo: l'imposta sui redditi delle persone fisiche è nata in un'altra era geologica, nel 1973, ha 47 anni, e per rifarne la struttura servono mesi e mesi di lavoro. Immagino un percorso che inizi oggi e termini il 31 dicembre dell'anno prossimo, coinvolgendo i migliori tributaristi ed economisti italiani e partendo dall'analisi dei difetti ormai lampanti dell'Irpef».

Il primo difetto «è un'imposta poco progressiva. Ci sono 5 aliquote e 5 scaglioni, ma è stata fatta una tale confusione tra detrazioni e deduzioni che la progressività è ormai relativa. L'aliquota marginale effettiva per ogni euro in più di guadagno è ormai altissima sui ceti medi e bassi. Ciò disincentiva a lavorare e guadagnare di più, visto che ci sono aliquote marginali del 40%».
La seconda criticità dell'Irpef, secondo Marattin, è «il fatto che è diventata un formaggio gruviera, è piena di buchi. Hai regimi sostitutivi sui redditi da capitali, sul reddito autonomo, sulla cedolare secca. Così, nei fatti, l'Irpef è applicata solo al lavoro dipendente e sulle pensioni: due categorie che hanno finito per pagare tasse doppie rispetto agli autonomi. Con il risultato di rendere l'Irpef non più un'imposta sui redditi, ma sul lavoro dipendente e pensionati che difatti coprono il 90% dell'Irpef. Ma non doveva e non dovrebbe essere così: deve riguardare tutte le persone fisiche». «Il terzo problema», a giudizio dell'economista di Italia Viva, «è che l'Irpef è un'imposta estremamente complicata. Se uno va a leggere come funzionano le detrazioni per i figli a carico, ne esce pazzo. Servirebbe un Nobel all'economia...».

Analizzate le criticità, Marattin propone di riformare l'Irpef andando «a colpire il reddito netto, detratti i costi affrontati per produrre il reddito, e non quello lordo»: «Per le imprese non tassi il fatturato, ma l'utile. Invece per i lavoratori non funziona così e bisogna cambiare. Anche il lavoratore dipendente deve poter detrarre, al pari degli autonomi, i costi sostenuti».
Altra proposta: «Va introdotta una tassazione negativa. Attualmente chi guadagna meno di 8.125 euro l'anno non paga l'Irpef. Noi riteniamo invece, ad esempio, guadagna 5 mila euro l'anno, debba ricevere dallo Stato un sussidio che porti il suo reddito a 8.125 euro. Per ora si è scelto di intervenire con il reddito di cittadinanza, con la riforma complessiva dell'Irpef si potrebbe arrivare alla tassazione negativa».

«TRE ALIQUOTE E TRE SCAGLIONI»
Marattin non si spinge oltre: «La riforma dell'Irpef va decisa insieme e richiederà un lavoro serio e approfondito di almeno un anno». E si limita a dire che «la soluzione migliore sarebbe un sistema con tre aliquote e tre scaglioni, ma con un sistema di deduzioni e detrazioni chiaro, capace di garantire effettiva progressività e rendere conveniente lavorare di più».
Non mancano due altolà. Il primo è sulla revisione delle rendite catastali: «Le imposte sugli immobili non possono salire. I proprietari hanno già dato il sangue: nel 2011 dalla casa lo Stato ricavava 32 miliardi, nel 2018 40 miliardi. 8 in più l'anno. Un'enormità». Il secondo è contro il tetto di 100 mila euro per le detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie: «Fermerebbe l'intero settore. Sarebbe come fare harakiri».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Ottobre 2019, 11:43
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