Pos, rimane l’obbligo in Manovra ma arrivano ristori. Sale il taglio al cuneo

Il ministro Giorgetti presenta gli emendamenti in Commissione

Pos, rimane l’obbligo ma arrivano ristori. Sale il taglio al cuneo

Sui Pos il governo è costretto ad arrendersi. Torneranno le multe per i commercianti. Ma arriva anche una norma per consentire a chi ha acquistato una casa con un mutuo a tasso variabile di poterlo rinegoziare con la banca. Dopo una giornata caotica in Commissione bilancio, con continui rinvii nell’arrivo del nuovo pacchetto di emendamenti e con il Pd e Azione-Iv saliti sull’Aventino, in tarda serata il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha presentato le nuove proposte di modifica del governo. Con qualche scivolone, come la cancellazione, insieme alla norma sui bancomat, anche del tetto a 5 mila euro del contante. Un errore, ha subito ammesso Giorgetti, che sarà corretto. Sui Pos si è rivelato troppo alto il muro eretto da Bruxelles. Non è bastata nemmeno la lunga interlocuzione con la Commissione europea portata avanti dal ministro Raffaele Fitto per rivedere la norma che ha introdotto nell’ordinamento italiano sanzioni per i commercianti che rifiutano pagamenti, anche minimi, con bancomat o carta di credito.

Si tratta di una misura inserita all’interno del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Farla saltare non solo avrebbe messo a rischio il prossimo assegno da 19 miliardi destinato all’Italia, ma avrebbe fatto persino correre il rischio di dover restituire dei fondi già ricevuti. Anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dovuto prendere atto dell’intransigenza della Commissione. Così a chi gli chiedeva se l’obbligo del Pos fosse rimasto, Meloni ha spiegato che si tratta di «un obiettivo del Pnrr e quindi», ha detto, «lo stiamo trattando con la Commissione. Se non ci sono i margini», ha aggiunto ancora il premier, «ci inventeremo un altro modo per non far pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti».

Il governo insomma, potrebbe ora rafforzare il credito di imposta per le commissioni pagate dagli esercenti e che è fermo al 30%. O, in alternativa, finanziare altre forme di ristori facendo leva sugli extra-profitti del sistema bancario. Un’altra novità dell’ultima ora è l’aumento della soglia di reddito da 20 a 25 mila euro, che dà diritto ad un taglio del cuneo contributivo del 3 per cento. Rafforzato ancora l’assegno unico per le famiglie numerose, quelle con più di 4 figli. Salirà di 150 euro al mese. Così come Forza Italia ottiene l’aumento della soglia della decontribuzione per le nuove assunzioni da 6 mila fino ad 8 mila euro. Per finanziare le nuove misure, lo stop al Reddito di cittadinanza sarà anticipato. La misura finirà tra soli sette mesi e non otto come era previsto nella norma originaria della manovra. Confermato anche il “salvagente” per il Superbonus.

Le Cilas, le certificazioni asseverate di inizio lavori, potranno essere presentate fino al 31 dicembre mantenendo il diritto alla detrazione piena del 110 per cento. 

LE ALTRE MISURE
 

Giorgetti ha spiegato che il governo ha deciso di “resuscitare” una vecchia norma del 2012 che obbligava le banche a rinegoziare i mutui a tasso variabile. La norma prevede che questa possibilità sia offerta soltanto a chi aveva acquistato un immobile di valore non superiore a 200 mila euro e con un Isee inferiore a 30 mila euro. Nel pomeriggio di ieri maggioranza e opposizione erano riuscte ad accordarsi su alcuni emendamenti. Come per esempio il pacchetto per il Sud. È stato prorogato per un anno il credito d’imposta in favore delle imprese che acquistano beni strumentali nuovi e destinati a strutture produttive ubicate nei territori delle regioni: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Molise, Abruzzo, Sardegna e Sicilia. L’altro emendamento che ha avuto il disco verde è quello che prevede dei “premi” sulla distribuzione delle risorse sanitarie alle Regioni più virtuose, quelle che centreranno il raggiungimento di alcuni specifici obiettivi. T

ra gli emendamenti presentati dal governo, c’è anche la cessione dei sistemi informatici dell’Agenzia delle Entrate - Riscossione alla Sogei, la società pubblica per l’informatica. Una decisione contro la quale si sono immediatamente schierati contro i sindacati. In manovra tra gli emendamenti governativi ne spunta uno sui Servizi segreti che aggiorna la normativa sulle intercettazioni. I direttori, con il permesso del Presidente del Consiglio, possono chiedere al Procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma l’autorizzazione all’«intercettazione di comunicazioni o conversazioni, anche per via telematica», incluse le «conversazioni tra presenti» dentro casa. Una volta ricevuta l’autorizzazione, i vertici degli 007 italiani possono ricorrere alle intercettazioni «per una durata massima di 40 giorni». 
 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Dicembre 2022, 16:24
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