Ita, Fiumicino e ruolo del Tesoro: i due nodi della corsa

Le cordate al lavoro per rendere «coerenti» le offerte come sollecitato da Draghi. Risposte entro il 22 agosto. Il Fondo Certares, che punta al 60%, offre due posti in cda al Tesoro. Msc-Lufthansa (80%) si ferma a uno

Fiumicino e ruolo del Tesoro: i due nodi della corsa per Ita

di Umberto Mancini

Cordate al lavoro nel week end per mettere a punto le nuove offerte per Ita Airways. Sia Msc-Lufthansa che il gruppo Certares-Delta Airlines-Air France hanno già avviato i contatti con il ministero dell’Economia dopo le indicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi che considera le proposte ricevute «ancora non coerenti» con i desiderata del governo. C’è tempo per rispondere alle domande del Mef fino al 22 agosto. Da qui la corsa contro il tempo degli sfidanti.

 

Le tappe

I nodi da sciogliere, a quanto si apprende da fonti vicine al dossier, sono sostanzialmente tre: la governance, le garanzie occupazionali e il ruolo di Fiumicino. Per la verità i contendenti hanno già delineato questi aspetti nei rispettivi piani industriali, ma alcuni punti vanno meglio precisati.

A cominciare dallo sviluppo dello scalo romano, considerato centrale dal Mef non solo per dare il massimo impulso al turismo made in Italy, ma anche in vista del Giubileo e dell’economia della Capitale. Va salvaguardata, anzi implementata, la funzione di hub internazionale, che deve diventare sempre più una piattaforma anche verso Asia e Africa. Non quindi una infrastruttura di rango minore per questa o quella compagnia o, peggio, un aeroporto al servizio di Francoforte o Parigi, ma dell’intero Paese.

Chi espliciterà meglio la propria visione su questo punto farà un passo avanti decisivo nella corsa ad ottenere la trattativa in esclusiva. Così come è basilare, sempre a giudizio del Tesoro, stabilire i poteri all’interno del cda tra i nuovi soci e l’azionista pubblico della compagnia. In discussione non c’è solo il potere di veto su certe operazioni o quello di indirizzo o la moral suasion, ma anche la composizione numerica del board. Il gruppo che fa capo al fondo Usa Certares avrebbe offerto due posti in consiglio al Tesoro che però resterebbe con una quota del 40% nella compagine azionaria (lo scopo è garantire l’italianità).

A sua volta Msc-Lufthansa avrebbe offerto una posizione su cinque, a fronte però di una partecipazione del 20% da parte del Mef.

C’è da dire poi che il gruppo Aponte, nonostante la sede in Svizzera, è di fatto un colosso italiano, con oltre 15-20 mila dipendenti nel nostro Paese e una miriade di iniziative per l’economia tricolore. Sia come sia, anche qui è necessaria una definizione maggiore dell’assetto finale, ovvero su pesi e contrappesi che devono regolare il futuro del vettore tricolore e le scelte strategiche, punto su cui gli advisor si sono già confrontati con le due cordate. Entrambi gli schieramenti, almeno durante la trattativa non ufficiale, avrebbero invece fatto capire che l’attuale squadra di vertice, il presidente esecutivo Alfredo Altavilla e l’ad Fabio Lazzerini, verrebbe confermata. Se non altro per dare continuità all’ottimo lavoro svolto finora.

Ma anche per offrire al Tesoro una sponda affidabile e preparata con cui interagire. Inoltre, il piano industriale messo a punto da Ita, d’intesa con il Mef - che salvaguardia i livelli occupazionali - rappresenta la base di partenza per qualsiasi integrazione futura. Su questo fronte, grazie alla sinergie nel settore cargo e delle crociere, il tandem Msc-Lufthansa garantisce gli sviluppi più significativi sia per quanto riguarda i piloti che gli assistenti di volo. Visto che in programma hanno, tra l’altro, un consistente aumento delle rotte intercontinentali. 

La procedura

Di là degli scetticismi trasversali espressi dal mondo della politica, va detto che Draghi è stato molto chiaro nella conferenza stampa di giovedì. «Non è mia intenzione lasciare la questione al prossimo governo, dobbiamo fare il nostro dovere fino in fondo - ha precisato - e la scelta del vincitore in questa gara dovrà avvenire nei tempi decisi dal Mef, ovvero 10 giorni». Sarà quindi il premier, nonostante qualche critica dei partiti, ad avviare la trattativa in esclusiva per la cessione. Se poi il nuovo governo dovesse cambiare opinione - il closing potrebbe arrivare a fine anno - sarà libero di farlo, ma dovrà anche fare i conti con il giudizio dei mercati e l’occhio vigile di Bruxelles. Di certo Draghi non darà alibi a nessuno.


Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Agosto 2022, 01:15
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