Irpef, taglio tasse sul lavoro e aliquota del 38%: tavolo Fisco al via

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di Luca Cifoni e Alberto Gentili
Giuseppe Conte conferma la sua passione per gli annunci e per i “tavoli”. Così, mentre il governo e la maggioranza rossogialla sono alle prese con una quantità cospicua di grane - l’approvazione del decreto Rilancio, la stesura del piano per incassare dall’Europa i 172 miliardi del Recovery Fund, il varo del provvedimento per le semplificazioni, la chiusura dei dossier su Autostrade e l’ex Ilva - il premier non trova di meglio che annunciare «per la prossima settimana il tavolo per la riforma fiscale attesa da 50 anni». 

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Un modo, come è accaduto per il taglio dell’Iva, per prendere l’iniziativa e uscire dall’angolo. E per dimostrare, con una comunicazione martellante, che «il governo decide come non mai nella storia repubblicana ed è tutto tranne che attendista: chi lo dice fa ridere, fa chiacchiericcio e bla bla».

A palazzo Chigi non danno però alcuna anticipazione sulle idee di Conte in materia di fisco. E più di una fonte che lavora ai dossier economici è pronta a scommettere che «il premier non ha ancora chiaro come intervenire, non a caso ha parlato di tavolo di confronto». Però Nicola Zingaretti, che da tempo chiede a Conte concretezza e fatti, parlando con i suoi non boccia questa mossa: «Il premier fa bene, la riforma fiscale è un tema da discutere in modo approfondito».

Del resto rendere «il fisco più equo» è scritto nel programma del governo rossogiallo. «Dunque non è una novità, anzi arriviamo in ritardo a causa dell’epidemia», come dice un ministro del Pd, «ma il momento di stringere arriverà in autunno quando dovremo scrivere la legge di bilancio e quando si dovrà ridurre ulteriormente anche il costo del lavoro per garantire i livelli occupazionali e permettere alla manifattura italiana di essere competitiva a livello internazionale, aggiungendo ogni anno 2-3 miliardi al taglio del cuneo fiscale». 
Il dossier, annunci di Conte a parte, per ora è stato approfondito solo al ministero dell’Economia. Roberto Gualtieri si presenta al tavolo con lo schema delineato nel Programma nazionale di Riforma che nei prossimi giorni sarà inviato formalmente a Bruxelles. Una traccia aperta al confronto tecnico-politico che dovrà portare alla legge di Bilancio, quando poi saranno messo nero su bianco almeno il primo “modulo” della riforma. L’idea è riformare in modo complessivo di un sistema spesso caotico, risultato di una stratificazione legislativa che dura da almeno mezzo secolo. Ma naturalmente il focus è soprattutto sull’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche che è il singolo tributo con il maggior gettito oltre che quello più “sensibile” dal punto di vista politico.
 


In questo ambito, la prima mossa è quasi obbligata, condizionata dall’intervento sul “cuneo fiscale” dei lavoratori dipendenti entrato in vigore in questo mese di luglio. Come ha confermato lo stesso Conte, quel provvedimento sarà reso strutturale, nel senso che verrà confermata l’ulteriore detrazione per i dipendenti al di sopra dei 28 mila euro (senza la quale si avrebbe l’effetto paradossale di vanificare gli incrementi di reddito). Da sola questa misura vale circa 3 miliardi e potrebbe essere accompagnata da un primo intervento sulla terza aliquota, che parte proprio dai 28 mila euro e penalizza i redditi medi con il suo 38 per cento di prelievo: una sforbiciata di un paio di punti (risorse permettendo) sarebbe la premessa per un altro obiettivo allo studio, da realizzare però in un momento successivo: ridurre il numero delle aliquote partendo dalla cancellazione di quella oggi al 41 per cento, la fascia di imponibile che va da 55 mila a 75 mila euro.

Il ridisegno dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è strettamente connesso con un altro progetto del governo, quello dell’assegno universale per i figli fino a 21 anni. Il sussidio assorbirà insieme agli attuali benefici anche le detrazioni Irpef per figli a carico, che oggi però non hanno limite di età. Un’apposita clausola di salvaguardia eviterà che i nuclei familiari possano avere una perdita rispetto alla situazione attuale. Contemporaneamente sarà inevitabile procedere alla revisione delle altre detrazioni, azione che negli ultimi anni è stata sempre rinviata.

Sull’Iva ci potrebbe essere un intervento temporaneo con lo spostamento ad un’aliquota più bassa di singole voci per i settori in crisi e comunque legato all’uso di carte di credito e bancomat, ma è soltanto Conte a spinge per questo misura. Infine la lotta all’evasione fiscale passa per l’ulteriore potenziamento della fatturazione elettronica (che ha dato buoni risultati) e gli incentivi ai pagamenti elettronici.
 
Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Luglio 2020, 14:40
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