Gas, lo stop alle trivelle costerà altri 8 miliardi. Conto salato per riempire gli stoccaggi con metano estero

Il governo tira dritto sul piano nazionale. In settimana il vertice con gli operatori

Gas, lo stop alle trivelle costerà altri 8 miliardi: perché il conto è salato

di Roberta Amoruso

Ci risiamo. Con la produzione di gas nazionale ai minimi storici l’Italia paga più di altri le speculazioni del mercato. Ma ora il governo è deciso a correggere il tiro: ha convocando in questi giorni i principali produttori di gas nazionale. Una svolta necessaria, che non consente più blocchi ideoligici visto che in meno di un mese i prezzi del gas sono già saliti dell’80% fino a sfiorare 150 euro per Megawattora. E ancora saliranno, prevede il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani con la chiusura del Northstream per manutenzione. Così, anche in tempi di domanda bassa per via della stagione, il governo si trova a dover rifare i conti sugli stoccaggi per l’inverno, a una settimana dal nuovo decreto che ha già dato una forte spinta alle scorte grazie al contributo di Snam. I serbatoi sfiorano il 60% della capacità, ma a questi prezzi acquistare altri 5,5 miliardi di metri cubi per raggiungere l’obiettivo del 90% entro fine settembre significa spendere oltre 8 miliardi, quando un anno fa le stesse quantità sarebbero costate poco più di 1 miliardo. Dunque già oggi non bastano più i 4 miliardi appena assegnati dal governo al Gse, il Gestore dei servizi energetici: serve almeno mezzo miliardo in più. Anche per Snam, che ha già raggiunto circa metà del suo ultimo obiettivo, si troverà a pagare più cari i 500 milioni di metri cubi ancora in cantiere. Infine, i conti sono da rifare anche per i 18 operatori di mercato, in primis Eni, Enel ed Edison: l’obiettivo assegnato (circa 2 miliardi di metri cubi) in questo caso vale circa 3 miliardi di euro contro i 400 milioni di un anno fa.

LA STRETTA SULLE TRIVELLE
Senza contare che l’impennata dei prezzi sul mercato del Ttf di Amsterdam ha già prodotto effetti anche sui contratti di importazione. Il colosso algerino Sonatrach ieri ha chiesto di rivedere le clausole contrattuali delle forniture in Europa, con tanto di aumento del prezzo del gas esportato. Va detto subito che l’Italia, e quindi l’Eni, non è interessata da questo giro di negoziati. I contratti in essere scadono nel 2027 e non saranno toccati. Del resto, il rapporto stretto con il nostro Paese è stato rinsaldato ad aprile dalla missione dello del premier Draghi, tra nuovi contratti di fornitura di gas e progetti su rinnovabili ed idrogeno verde. Gli effetti indiretti della mossa algerina potrebbero però farsi sentire comunque sul mercato.

 

IL CALENDARIO
Ecco perché un tetto Ue ai prezzi del gas è considerato sempre più cruciale per arginare certi eccessi. Mentre il governo è deciso ad andare avanti sullo sblocco delle estrazioni di gas nazionale pur di dare un segnale chiaro ai mercati, capace di calmierare un po’ i prezzi anche in vista di un possibile stop totale del gas russo. L’obiettivo è superare le resistenze guidate dai Cinquestelle per dare il via libera a delle deroghe mirate al Pitesai, il Piano strategico nazionale delle aree idonee. Sul tavolo c’è, infatti, un ordine del giorno sul quale il governo ha già dato parere favorevole. Una norma consente la coltivazione delle concessioni poste nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalla costa superiore a 9 miglia. Inoltre consente il rilascio di nuove concessioni di coltivazione in zone di mare poste fra le 9 e le 12 miglia. Secondo un’analisi di Assorisorse, senza interventi puntuali la produzione di gas in Italia si ridurrebbe rapidamente sotto 2 miliardi di metri cubi l’anno, rispetto ai già risicati 3,3 miliardi attuali. Mentre basterebbe qualche deroga mirata ai Pitesai, in particolare nell’Alto Adriatico, per garantire una produzione tra 6 e 8 miliardi di metri cubi anno dal 2025. Il dossier è sul tavolo del ministro Cingolani da settimane. E il Mite avvierà questa settimana i primi incontri con gli operatori per approfondire i margini di potenziamento della produzione. Anche perché verso metà mese potrebbero essere definiti i nuovi bandi rivolti agli operatori disposti a destinare la dote italiana di gas alle imprese più in difficoltà. La portata di questa svolta dipenderà dai margini dello sblocca paletti. Ma anche dai prezzi da applicare alle imprese.
 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Luglio 2022, 12:54
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