Scontro sul salva-Stati, M5S vuole un vertice. Salvini a Conte: «Venga a riferire in Aula»

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Si chiama riforma del Mes, il meccanismo di stabilizzazione finanziaria d'Europa, il nuovo fronte che agita il governo Conte, già alle prese con le fughe in avanti della maggioranza sulla manovra e con le tensioni sulla riforma della Giustizia. A lanciare il sasso nello stagno è stato Matteo Salvini che da 24 ore martella il premier accusandolo di aver firmato «di nascosto» una modifica alla riforma senza il consenso del Parlamento italiano. «Sarebbe alto tradimento trasformare il fondo salvastati in un fondo ammazza stati che mette a rischio il risparmio degli italiani o i titoli» di Stato attacca la Lega anche se, a seguire, arriva non solo tutto il centrodestra ma anche il M5s. 

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I deputati pentastellati della Commissione Finanze lanciano infatti un duro attacco in direzione del premier: «la riforma del Mes sta andando proprio nella direzione che il Parlamento voleva scongiurare. Chiediamo al Capo Politico di far convocare un vertice di maggioranza, perché sul Mes noi non siamo d'accordo». Un vero e proprio affondo di cui, affermano i deputati in Commissione, il capo politico del Movimento sarebbe stato informato prima che il comunicato venisse inviato alle agenzie.

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Polemiche che il premier respinge però con fermezza, rassicurando: da Palazzo Chigi filtra infatti che non ci sarebbe alcuna «emergenza» sulla questione e che il governo sarebbe pronto a prendere tempo, al rinvio della discussione se non si dovesse trovare un accordo complessivo in ambito europeo. La questione, si rimarca, è che «il Parlamento resta sovrano» e anche che Conte già a giugno avrebbe chiarito al Consiglio Ue che la revisione del Mes andava inserita in un pacchetto di riforme. Insomma, senza una «logica del pacchetto» Roma, al Consiglio Ue di dicembre, potrebbe puntare al rinvio della riforma, per la quale serve un ok unanime.

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Intanto sarà il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, a illustrare alle Camere la posizione del governo: una sua audizione è infatti prevista il 27 davanti in Commissione Finanze. Non solo, sarebbe infatti stato lo stesso ministro dell'Economia a chiedere di essere audito sulla riforma del Mes, «della quale è stata programmata la firma in dicembre sulla base dell'intesa raggiunta dal Consiglio europeo nello scorso mese di giugno» sottolinea il Tesoro. È la linea che tiene il Pd con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli che sottolinea: «mi fa specie che siano le forze che l'hanno contrattato a volerlo ridiscutere, perché la trattativa è stata portata avanti dal ministro Tria. Adesso forse Salvini ci avrà ripensato». Anche il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola si stupisce dello «strano rumore» sollevato da chi «solleva oggi dei dubbi ma era al Governo quando si faceva questo negoziato». Il tema probabilmente sarà affrontato al Consiglio europeo di dicembre dove l'Italia, filtra dal governo, ribadirà che è necessaria una riforma globale.

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In questo quadro, la maggioranza prova a cercare una sintesi anche sulla riforma della Giustizia con un incontro convocato dal premier Giuseppe Conte, insieme al ministro Alfonso Bonafede e ai sottosegretari e capigruppo nelle Commissioni giustizia.
Sul tavolo c'è ancora il tentativo di trovare un accordo tra i partiti per conciliare l'entrata in vigore della prescrizione, da gennaio, con la riduzione della durata dei processi. Il Pd vorrebbe introdurre una sorta di prescrizione processuale, stabilendo una durata massima per i processi in appello e per il ricorso in Cassazione. E sulla richiesta di garanzie sulla durata dei processi si schierano anche Italia Viva e Leu. Il ministro chiede di non rinviare ancora: «La maggioranza si è impegnata, ed è il momento di partire. Ho avuto i contributi delle forze politiche, c'è una buona convergenza su processo penale, civile e riforma del Csm» dice il Ministro augurandosi che si tratti di un confronto finalmente «risolutivo».

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Novembre 2019, 07:34
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