L'Italia dipende dal gas russo ma non dal suo petrolio. Solo il 10% del greggio consumato nella penisola è di provenienza russa per un totale di 5,7 milioni di tonnellate. Il nostro principale fornitore al momento è l'Azerbaigian (23%) seguito dalla Libia (18%) e Iraq (15% circa). Dunque il primo punto da chiarire è che con l'embargo non ci sarà nessuna penuria di gasolio o benzina. In passato, ad esempio con la guerra libica del 2011, l'Italia è stata in grado di rimpiazzare velocemente l'allora principale fornitore (importavamo da Tripoli il 20% del fabbisogno di petrolio) con la materia prima di altri paesi.
Petrolio, l'aumento del prezzo (ma non ai massimi)
Diverso è il discorso del prezzo. Il Brent (petrolio estratto in Europa) stamattina ha superato la quota di 120 dollari per barile (159 litri). Tuttavia va detto che questo non è il prezzo più alto registrato quest'anno. Il picco è ancora fermo all'8 marzo (due settimane dopo l'avvio della guerra russo-ucraino) quando sfiorò i 130 dollari.
È ragionevole immaginare che i prezzi dei carburanti subiranno un nuovo rialzo anche se va detto che il mercato del petrolio è abituato a oscillazioni molto forti e imprevedibili.
Il problema per l'Italia
L'embargo pone all'Italia un altro grosso problema: a Priolo, in Sicilia, c'è una grossa raffineria di proprietà della russa Lukoil che raffina solo petrolio russo. L'azienda si chiama ISAB e dà molto lavoro in quell'area assicurando un importante traffico al porto di Priolo. Nei prossimi giorni sarà sicuramente necessario un intervento del governo a salvaguardia dell'occupazione.
L'embargo del petrolio russo colpisce soprattutto la Germania che fino a poco tempo fa copriva il 35% del suo fabbisogno di benzina con greggio di Mosca ma già ad aprile questa quota è scesa al 12%. Segno che l'embargo del petrolio può funzionare in tempi relativamente rapidi riducendo in tempi ragionevoli le entrate di valuta pregiata per la Russia e la sua macchina militare.
Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Maggio 2022, 19:46
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