Coronavirus, il decreto sanità: più camici e più fondi per la guerra al virus

Coronavirus, il decreto sanità: più camici e più fondi per la guerra al virus

di Alessandra Severini
È una guerra. E come in tutte le guerre servono le armi di difesa, i soldati in prima linea, le risorse economiche. Per questo il governo, nella lunghissima e complicata battaglia contro il Covid-19, ha stanziato tre miliardi e mezzo per la sanità con il decreto Cura Italia. Ed è ai medici che il ministro della Salute, Roberto Speranza si è rivolto: in un videomessaggio alla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici ha assicurto che la priorità è dotare gli operatori sanitari di dispositivi di protezione adeguati. «I medici italiani sono tra i migliori del mondo. Tutto il Paese ne è orgoglioso. Siamo dinanzi al momento più difficile che la storia ci abbia mai messo davanti. Un nemico nuovo e terribile sta entrando nelle nostre vite e cambiando radicalmente tutto. Davanti a noi ci sono ancora giorni difficili, ma insieme, uniti, sono convinto che ce la faremo».
Il ministro e tutte le istituzioni continuano a chiedere comportamenti responsabili da parte di ognuno. Tutti a casa, allora, proprio per evitare di appesantire il sistema sanitario già allo stremo, soprattutto in Lombardia. Ma con il decreto sono previsti nuovi camici bianchi, nuovi infermieri, nuovi strumenti di sicurezza soprattutto per gli operatori sanitari che vanno protetti prima e più degli altri. Sono loro in prima linea: i contagi, fra gli operatori sanitari sono arrivati quasi a 3000.

POTERE ALLE ASL
Aboliti i tetti di spesa per aumentare i letti

Aumentare i posti in terapia intensiva e nei reparti di pneumologia. Per farlo il decreto prevede che le Regioni e le Aziende sanitarie possano stipulare contratti per acquisire letti anche superando i tetti di spesa. È previsto un incremento del 50% dei posti di terapia intensiva e del 100% in pneumologia. Nel piano di potenziamento sono coinvolte anche le strutture sanitarie private non accreditate ma autorizzate. Queste devono mettere a disposizione, ove vi sia richiesta dalla Asl, personale sanitario, locali e apparecchiature. Per i reparti di terapia intensiva sono in arrivo 5mila impianti di ventilazione assistita, che verranno acquisite direttamente dalla Protezione civile con procedure semplici e veloci.

ASSUNZIONI
Ventimila nuovi ingressi in corsia anche i pensionati

Il piano di emergenza prevede l’assunzione di 20mila operatori sanitari: 5000 medici, 10mila infermieri e 5000 operatori socio sanitari. L’incarico ha la durata di 2 anni, ma allo scadere gli infermieri e gli operatori socio-sanitari, ove non abbiano ricevuto una valutazione negativa da parte del responsabile della struttura sanitaria sono inquadrati a tempo indeterminato. Sono previste anche misure straordinarie per la permanenza in servizio di figure prossime al pensionamento che potranno essere trattenute in servizio. Posso essere richiamati anche i medici in pensione.

MASCHERINE
Per produrle basta un’autocertificazione

Il decreto ha semplificato la produzione di mascherine per fornirle prima di tutto al personale sanitario e rendere più semplice e rapido l’arrivo sul mercato. Il decreto consente di produrre, importare e immettere in commercio mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale in deroga alle vigenti disposizioni. Le aziende produttrici potranno autocertificarsi inviando una comunicazione all’Istituto superiore di sanità e dichiarando di aver rispettato i requisiti di sicurezza. Sono stanziati 50 milioni di euro per l’anno 2020 per erogare finanziamenti agevolati, alle imprese produttrici.

OSPEDALI D’EMERGENZA
Possibile requisire alberghi e strutture

Fino al termine dell’emergenza la Protezione civile potrà requisire temporaneamente presidi sanitari e medico-chirurgici e beni immobili di qualsiasi genere da soggetti pubblici e privati. Anche il prefetto avrà il potere di requisire strutture alberghiere o altri edifici per ospitare persone in sorveglianza sanitaria o isolamento fiduciario a domicilio laddove non possano essere attuate presso il domicilio della persona interessata. Per i proprietari delle strutture è previsto un indennizzo. È una misura estrema che è stata decisa per affrontare un eventuale peggioramento dello scenario e un aumento rilevante dei contagi. La requisizione d’uso può durare al massimo per sei mesi.

RINFORZI/1
Subito spediti al lavoro diecimila neolaureati

Per far fronte alla carenza dei medici (già strutturale e aggravata dall’enorme numero di camici bianchi che vengono contagiati dal Covid-19), i laureati in Medicina e chirurgia potranno saltare l’esame di abilitazione e subito esercitare la professione. A conti fatti saranno diecimila i nuovi medici ad entrare nel Servizio sanitario, ma non verranno subito spediti in corsia. Per lavorare nei reparti serve una specializzazione. I diecimila potranno essere impiegati subito nei servizi territoriali, nelle sostituzioni della Medicina generale, nelle case di riposo. Libereranno diecimila medici che verranno trasferiti nei reparti perché per la gestione del Covid-19 occorrono figure altamente specializzate.

RINFORZI/2
“Arruolati” medici e infermieri dell’esercito

Nel decreto si prevede l’arruolamento di medici e infermieri militari per un totale di 320 di età inferiore a 45 anni col grado di tenente e maresciallo. La sanità militare è stata coinvolta sin dall’inizio dell’emergenza, soprattutto con l’ospedale militare del Celio a Roma e la cittadella della Cecchignola, dove sono stati ricoverati i cittadini italiani riportati a casa da Wuhan con un volo militare. Due ufficiali medici della marina Militare sono già arrivati nella casa di riposo di Cingoli (Macerata) dove si sono registrati 34 contagi. Anche all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e all’ospedale di Alzano lombardo hanno preso servizio medici e infermieri militari per dare supporto ai colleghi del SSN.

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Marzo 2020, 08:16
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