Covid, sui contagi scudo per le aziende: «Se il lavoratore si ammala la colpa deve essere provata»

Contagi, scudo per le aziende: «Se il lavoratore si ammala la colpa deve essere provata»

di Roberta Amoruso
ROMA «Il contagio da Covid è infortunio sul lavoro, ma questo non significa in automatico che c'è una responsabilità penale dell'imprenditore». Questo va accertato. Alla fine l'Inail è stata costretta a chiarire, anche con un parziale dietrofront rispetto all'interpretazione emersa dalla circolare diffusa a marzo che da quasi due mesi tanto preoccupa gli imprenditori. Ma questo non basta. È necessaria una norma per mettere al riparo da effetti penali l'imprenditore «virtuoso» che ha rispettato tutti i protocolli di sicurezza. E il governo ci sta pensando, anche se il tema non sembra affrontato nel maxi-decreto Rilancio. La conferma è arrivata ieri dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. «Credo che sia una preoccupazione giusta. Quelle che rispettano i protocolli e che consentono ai lavoratori di operare in sicurezza non possono rispondere di contagi che non si può dimostrare siano avvenuti all'interno dell'azienda». Dunque, «governo e parlamento dovranno occuparsi di questo tema». E a questo punto, se ne riparlerà in sede di conversione del Decreto.

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IL CONFRONTO
Ormai da settimane, dopo la circolare di marzo dell'Inail, le imprese sottolineavano l'urgenza che il governo intervenisse su un tema che rischia di «colpevolizzare» le aziende. Ieri, finalmente, ha iniziato l'Inal a fare qualche precisazione. «Il datore di lavoro risponde penalmente e civilmente delle infezioni di origine professionale solo se viene accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa», ha spiega in una nota l'Istituto. Più in dettaglio. «Dal riconoscimento come infortunio sul lavoro non discende automaticamente l'accertamento della responsabilità civile o penale in capo al datore di lavoro». Il punto centrale è che «sono diversi i presupposti» tra indennizzo dell'Inail e responsabilità del datore di lavoro che non abbia rispettato le norme. E certe responsabilità «devono essere rigorosamente accertate, attraverso la prova del dolo o della colpa». Il conclusione: «Il riconoscimento dell'infortunio da parte dell'Istituto non assume alcun rilievo per sostenere l'accusa in sede penale o civile». Non solo. La «molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni» rendono «estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro». Una linea, quella dell'Inail, evidentemente convisa dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, che proprio ieri pomeriggio ha incontrato i vertici dell'Istituto per discutere sul tema. «Fondamentale per le aziende», ha spiegato il ministro, «sarà il rispetto dei principi stabiliti dai protocolli di sicurezza stipulati da parti sociali e governo. Per fugare ogni dubbio, i tecnici del mio Ministero e dell'Istituto sono impegnati nell'elaborazione di un nuovo documento che fornisca più specifici chiarimenti».

Bene il chiarimento, fanno sapere dalla Cna: «Non può essere assimilato a un normale rischio lavorativo». È però necessario, aggiunge, «che l'indicazione dell'Inail venga ulteriormente rafforzata da un intervento legislativo. In modo da porre fine all'incertezza giuridica». Ma è un po' tutto il mondo delle associazioni imprenditoriali a chiedere con urgenza una norma precisa. Mentre il mondo dei lavoratori è «sorpreso», ha detto ieri la segretaria nazionale della Cgil, Rossana Dettori, dalla «documentazione molto precisa» che sembra richiederà l'Inail ai lavoratori sulle circostanze del contagio», senza riconoscimenti automatici.
Il nodo a questo punto, riguarda infatti l'accertamento del contagio sul lavoro che rischia, secondo le norme vigenti, di essere demandato ai tempi lunghi di indagine di un Pubblico ministero. Sarebbe invece utile «escludere a monte l'avvio dell'azione penale nel caso di palese rispetto da parte dell'imprenditore di tutti i protocolli di sicurezza, spiega il presidente della Fondazione dei Consulenti del Lavoro Rosario De Luca». Accertamenti che per esempio potrebbero essere effettuati in tempi stretti dall'Inail o dall'Ispettorato del Lavoro per esempio. Una norma che stabilisca che la rigorosa osservanza dei protocolli esclude ogni responsabilità del datore di lavoro in caso di contagio, eviterebbe lunghi e complicati contenziosi. Su questo è al lavoro il governo.

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Maggio 2020, 11:26
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