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Tale articolo prevede che l'indennizzo deve essere parametrato ai flussi di cassa prevedibil generati dalla concessione dal momento della revoca fino al periodo residuo della validità del contratto. Nel caso di Aspi la Convenzione scade nel 2038. E ben due recenti e autorevoli stime (Mediobanca circa un anno fa e Jp Morgan un mesetto fa) elaborate sulla scorta degli ultimi bilanci di Aspi e delle previsioni di traffico sulla rete autostrdale gestita, concordano che la cifra si aggira tra i 23,5 miliardi di euro e i 25 miliardi di euro.
«Inaccettabile».
Così il ministro Paola De Micheli, a quanto si apprende, ha commentato la lettera inviata al governo da Aspi dopo la notizia della norma sulle concessioni approvata salvo intese nel decreto Milleproroghe, nella quale Autostrade avverte che sta «valutando ogni iniziativa volta a tutelare» i propri diritti.
Intanto oggi non è stata una giornata facile per Aspi in Borsa: a Piazza Affari il titolo ha perso il 4,8% bruciando 883 milioni di euro di capitalizzazione rispetto a ieri. Secondo alcune analisi finanziarie, se dovesse esserci una revoca della concessione, la società non avrebbe più le risorse per il ripagamento di circa 10,8 miliardi di debito contratti per gli investimenti con il conseguente fallimento della società e il licenziamento di settemila dipendenti.
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Dicembre 2019, 00:04
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