Bollette, cosa paghiamo oltre all'energia? Dal canone Rai a rinnovabili, trasporto e nucleare

Bollette, cosa paghiamo oltre all'energia? Dal canone Rai a rinnovabili, trasporto e nucleare

Nelle bollette cosa paghiamo oltre al costo dell’energia? Il rincaro delle bollette è diventata una priorità per il governo, che sta studiando eventuali interventi per mettere un freno alla stangata per famiglie e imprese: qualche giorno fa il ministro Cingolani ha parlato addirittura di aumenti fino al 40%, numeri che fanno venire i brividi. Ma quando paghiamo una bolletta, cos’è che paghiamo davvero oltre al costo del gas o della luce?

Leggi anche > Massimo Moratti dona il suo stipendio agli operai in cassa integrazione

La spesa per la materia prima in realtà è una parte minoritaria dei costi. Più della metà del prezzo della bolletta viene infatti da altre voci, precisamente dagli ‘oneri di sistema’: si va dal decommissioning nucleare agli incentivi alle rinnovabili, fino agli aiuti per le aziende energivore. La spesa per l’energia ammonta, secondo dati Arera dell’anno scorso, appena per il 44,5%: tra le voci di questa quota c’è il prezzo dell’energia, le perdite di rete, il trasporto e la gestione del contatore.

Leggi anche > Green pass, nodo smart working: cosa succederà dal 15 ottobre

Poi ci sono, appunto, gli oneri di sistema: una quota fissa indipendente dai consumi e una quota energia, applicata in base ai consumi. Nel dettaglio ci sono le componenti Asos (sostegno energie rinnovabili e cogenerazione) e Arim (oneri generali): in questi ultimi si va dallo smantellamento delle centrali nucleari alle spese del bonus elettrico, dalle agevolazioni per le industrie ad alto consumo di energia elettrica (in passato questi soldi sono andati per il salvataggio di Alitalia e Ilva) a un’accisa per le Ferrovie dello Stato. E in aggiunta ci sono anche le tasse, l'Iva e il canone Rai (dal 2017 in bolletta della luce).

Un decreto per tagliare gli oneri di sistema

Il taglio degli «oneri di sistema» che gravano sulle bollette è la misura allo studio del governo per ridurre l'aumento del 40% dei costi di gas ed elettricità, in arrivo al primo ottobre, a causa principalmente del rincaro del metano sui mercati internazionali. Lo strumento per questo taglio dovrebbe essere un decreto ad hoc la prossima settimana, hanno spiegato ieri all'ANSA fonti del Ministero della Transizione ecologica.

Gli oneri di sistema sono i balzelli caricati sulle bollette: bonus per le famiglie meno abbienti, agevolazioni per le imprese energivore e le ferrovie, incentivi alle rinnovabili, costi per lo smantellamento degli impianti nucleari. Qui è più facile tagliare, magari spostando il prelievo sulla fiscalità generale. Ieri mattina il ministro Roberto Cingolani, competente in materia di energia, si è incontrato a palazzo Chigi col premier Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco, per studiare le misure per evitare la stangata in bolletta su famiglie e imprese.

Ieri si pensava che i provvedimenti sarebbero arrivati già oggi in Consiglio dei ministri, ma così non è stato. Serve ancora tempo per mettere a punto le contromisure, che probabilmente arriveranno al Cdm della prossima settimana, con un decreto apposito.

Le tariffe: già a luglio aumenti del 20%

Le tariffe di gas e luce vengono fissate all'inizio di ogni trimestre dall'Arera, l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente. Già al primo luglio, l'aumento del prezzo del metano sul mercato internazionale, e della CO2 alle aste Ets sulle emissioni, avevano fatto impennare del 20% le tariffe delle bollette. Il governo era intervenuto e aveva ridotto al 10% il rincaro, utilizzando 1,2 miliardi: 700 milioni dalle aste Ets (in pratica, le tasse che le aziende pagano agli stati Ue per il gas serra che producono), altri 500 da altre poste (le mitiche «pieghe del bilancio») .

Serviranno 3 miliardi di euro

Al quarto trimestre, quello che comincia il primo ottobre, il rincaro però sarà ancora più forte, del 40%. Colpa all'80% dell'aumento del prezzo del metano, spinto in alto da un'economia mondiale ripartita dopo la pandemia, e al 20% dal costo cresciuto della CO2 nel sistema Ets, innalzato gradualmente per spingere le aziende a decarbonizzare. Per annullare la stangata, i tecnici del Mite calcolano che serviranno 3 miliardi di euro.

Le forze politiche compatte hanno chiesto al governo di intervenire per ridurre l'aumento. Ma dove trovare questi soldi? Usare i fondi Ets (come fatto a luglio) non basterà. Parte di questi soldi (si parla di 2 miliardi) sono già destinati ad altre poste di Mite e Ministero dell'Economia. Tagliare l'Iva sulle bollette è impraticabile in tempi brevi. Tassare le imprese energetiche, come ha deciso la Spagna (con pesanti ripercussioni in Borsa), viene escluso. Rimangono così gli oneri di sistema. Si tratta ora di decidere quali salteranno, e quali saranno spostati sulla tassazione generale. Lo vedremo al Cdm della prossima settimana.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Settembre 2021, 13:24
© RIPRODUZIONE RISERVATA