Alitalia, Ferrovie lasciate sole da Tesoro e soci pubblici
di Umberto Mancini
LO SCHEMA
Anche Cdp, tanto per mettere in fila tutti gli ostacoli da superare, non appare poi troppo entusiasta di finanziare l'acquisto di nuovi aerei di lungo raggio per supportare la strategia della compagnia tricolore. A questo quadro - non favorevole in vista della scadenza di Pasqua - si deve aggiungere il recente ultimatum dei commissari straordinari che, in una audizione in Parlamento, hanno intimato proprio a Fs di chiedere una proroga motivata o, in alternativa, di lasciare precipitare il vettore al suo destino, cioè la procedura di messa in liquidazione. Un invito tutt'altro che istituzionale viste le difficoltà oggettive, dopo la rinuncia di easyJet, a trovare uno o più partner da affiancare agli americani di Delta Airlines. La carta di China Eastern è infatti debolissima, così come quella dell'ingresso di Fondi d'investimento internazionali. Al momento il vettore Usa è disposto ad arrivare al 10-15%, investendo circa 150 milioni, il 30% andrebbe, come noto, a Fs, mentre il Mef, convertendo una parte del maxi prestito, si porterebbe al 15%. Insomma, si arriverebbe al 60%. La restante quota del 40% è tutta da piazzare. Battisti ha infatti ripetuto fino alla noia che l'operazione Alitala deve essere «di mercato, con un profilo industriale ben preciso per il rilancio della compagnia». Nessun intervento di tipo assistenziale che, tra l'altro, sarebbe bocciato dalla Ue, e nessuna volontà di compromettere i conti di Fs per far da paracadute ad Alitalia. Il tempo scorre però velocemente ed entro il 20 aprile l'ad vuole chiudere il dossier, sono infatti esclusi nuovi rinvii dopo gli slittamenti degli ultimi mesi.
Per questo si lavora sotto traccia con l'obiettivo di trovare, a fianco di Delta, un altro partner industriale privato. L'identikit resta sempre quello di Atlantia, ma il gruppo ha smentito al momento di essere interessato. Le avances sono comunque pressanti, ma c'è da superare l'ostracismo dei 5Stelle, mentre il Tesoro sarebbe ben felice di avere un nuovo socio di peso nella newco. Di certo al Mef non sono disposti a mettere sul piatto altre soldi, visto che Alitalia è costata ai contribuenti circa 9 miliardi. Resta - in caso di fallimento - l'ultima carta. Quella legata a Lufthansa. I tedeschi si sono ritirati ufficialmente perché non vogliono siglare una «partnership col governo». La presenza dello Stato, attraverso Ferrovie, viene considerata un ostacolo insormontabile. Per Carsten Spohr, l'ad del gruppo, l'unica strada è avere la maggioranza. Ipotesi praticamente impossibile, ma che potrebbe riprendere forza in caso di un avvitamento della crisi dopo Pasqua (il prestito ponte è destinato ad esaurirsi dopo l'estate). I tedeschi sono convinti che Delta punti in fondo solo a perdere tempo per poi approfittare della situazione e fare così un favore all'alleato Air France, spiazzando ancora una volta la Cenerentola-Alitalia.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Aprile 2019, 11:09
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