La fuga dei giovani costa all'Italia 14 miliardi l'anno. Sicilia al top in Europa per i neet

La fuga dei giovani costa all'Italia 14 miliardi l'anno. Sicilia al top in Europa per i neet

di Alessandra Severini
La ripresa economica dell'Italia c'è e si vede ma la vera emergenza resta l'occupazione dei giovani. 
L'allarme viene lanciato da Confindustria che, con il suo Centro studi ha calcolato che la fuga dei giovani cervelli dal Belpaese è costata 14 miliardi in un solo anno, praticamente un punto di Pil (prodotto interno lordo). 

Dal 2008 al 2015 sono stati 509mila gli italiani che hanno spostato la residenza all'estero e di questi, circa 260mila avevano tra i 15 e i 39 anni, il 51% del totale degli emigrati. Considerata la spesa affrontata dalle famiglie e dallo Stato per la formazione di questi giovani, la perdita per il paese è evidente: negli otto anni arriva a toccare i 42,8 miliardi. Dunque qualcosa deve cambiare ed è a questo che il governo sta pensando in vista della legge di bilancio dove troveranno spazio incentivi per le assunzioni con contratti stabili dei giovani.

Tra consolidamento dei conti pubblici e spinta alla crescita «il sentiero è sempre molto stretto» ha avvertito però il ministro Pier Carlo Padoan. Le scarse risorse a disposizione andranno quindi concentrate su poche priorità, a partire, appunto dai giovani: l'idea è un dimezzamento dei contributi per i primi 3 anni di contratto stabile per i neoassunti, con un tetto che probabilmente sarà fissato a circa 4mila euro. Anche l'asticella dell'età oscilla ancora tra i 29 e i 32 anni. In ogni caso l'urgenza di sostenere l'occupazione è confermata dalle statistiche. 

L'Italia, secondo dati regionali Eurostat, ha quattro tra le sei regioni europee con il più basso tasso di occupazione (sotto il 50% tra i 20 e i 64 anni in Calabria, Sicilia, Campania e Puglia). La Sicilia addirittura risulta al top tra oltre 200 regioni europee per l'alto tasso di giovani fra i 18 e i 24 anni che non studiano e non cercano lavoro, i cosiddetti Neet.

Tra i Paesi Ue, dove la media dei Neet è del 15,2%, l'Italia si conferma poi quello con la quota più elevata (il 26%). Secondo il presidente dell'Inps,Tito Boeri, la soluzione potrebbe essere l'introduzione di un «salario minimo legale che valga per tutti». Al momento però il Governo non sembra avere intenzione di affrontare il tema. Al futuro però si può guardare con un po' più di ottimismo. Anche Confindustria ha confermato stime migliori per l'economia italiana. La previsione sul Pil, definita prudente è di un +1,5% nel 2017 e di un +1,3% nel 2018. 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Settembre 2017, 09:02
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