Alberto Mattiacci su Leggo: «La globalizzazione cambia. In maniera radicale o "solo" parziale?»

Alberto Mattiacci su Leggo: «La globalizzazione cambia. In maniera radicale o "solo" parziale?»

Viviamo la seconda globalizzazione dell'età moderna. La prima si ebbe oltre cent'anni fa e fu guidata dalla Gran Bretagna - ai tempi il paese più potente del pianeta. Poi, come noto, dopo due guerre (euro) mondiali, le colonie al di là del mare - come da quelle parti chiamavano gli Stati Uniti - presero il sopravvento.


Anni dopo, è l'inizio degli anni Novanta, regolati i conti con l'Unione Sovietica, gli Usa diedero il via alla globalizzazione 2.0: quella di Internet in tutte le case e poi in ogni smartphone; quella dei grandi marchi globali, nati in luoghi precisi e oggi cittadini del mondo; quella del commercio via mare, solcato da enormi navi porta-container; quella dell'inglese: sempre, ovunque e a ogni costo; quella dei voli low cost, dei B&B e dei trolley, che hanno ridisegnato settori (l'aviazione civile), reso di massa un'attività nata d'élite (il turismo), trasformato città intere in dormitori temporanei e mense all'aperto; quella del downtown, il centro urbano all'americana popolato di grattacieli vetrati, così da creare uno skyline (manco fossimo tutti uccelli che godiamo il panorama cittadino dal cielo); quella dei valori e stili di vita dei giovani, sempre più simili, in Ucraina come in Russia, come in Italia.


E ora? Le crisi dell'ultimo decennio non segnano la fine della globalizzazione 2.0 ma una sua metamorfosi.

Sarà il tempo a dirci se sarà radicale (3.0) o solo parziale (2.1) e, soprattutto, chi sarà a guidarla: Usa, Cina, o chi?


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Maggio 2022, 13:23
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