Sovrani alimentari

Sovrani alimentari

di Alberto Mattiacci

In questi ultimi anni, e con particolare intensità dalla pandemia in poi, sono aumentate le marche che stampano sulla confezione il tricolore, o una scritta inneggiante all’italianità delle materie prime utilizzate.
In alcuni casi, fra i quali troviamo anche produzioni della cosiddetta “eccellenza del Made in Italy”, questa origine viene regolamentata, certificata e sottoposta a severi controlli: sono le filiere DOP (denominazione di origine protetta) e IGP (indicazione geografica protetta).
Insomma, il “100% italiano” sembra essere divenuto, per molte marche, un valore da esplicitare e comunicare.
Anche i consumatori sembrano pensarla così, tanto che gli acquisti di cibi e bevande “tricolori” sembrano essere cresciuti di circa un quarto negli ultimi anni.
Perché allora non lo fanno tutti? Perché alcune marche si ostinano a usare materie prime importate? 
Il Censimento ISTAT 2022 dice che la superficie agricola utilizzata è di oltre 12 milioni di ettari: seminativi (es. grano), piante da frutta, pascoli (per allevamento), prati e orti familiari. 
Parliamo, in sostanza, del 40% dello Stivale utilizzato per produrre materie prime alimentari -mentre il restante 60% è occupato da altro (città, montagne, strade, eccetera).
Ne consegue che, potendo impiegare relativamente poca terra, riusciamo ad essere autosufficienti solo per poche materie prime: l’uva, gli agrumi, la frutta, il pollo e gli ortaggi -dice ISMEA..


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Gennaio 2023, 12:06
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