Messaggi da Davos

Messaggi da Davos

di Alberto Mattiacci

Davos è un paesotto svizzero, non particolarmente bello ma perfetto per gli sport di montagna. 
Immagino che i suoi abitanti siano grati alla globalizzazione, perché proprio grazie ad essa casa loro è divenuta famosa -e quindi frequentata- anche al di fuori della cerchia degli amanti delle Alpi. 
A Davos, infatti, si tiene ogni anno uno dei grandi riti laici della globalizzazione: il Forum Economico Mondiale. Si tratta di un incontro di studio, confronto e analisi, ma è anche (o soprattutto?): una vetrina internazionale per governi e imprese in cerca di legittimazione e gloria internazionali, un’occasione di relazione fra potenti, una passerella personale. 
Tutto avviene in lingua inglese (e questo, forse, spiega -in toto o in parte- perché l’Italia quest’anno non fosse proprio super-rappresentata).
A Davos si tratta di economia, il che equivale a dire che si prova a immaginare quale futuro stia maturando. Ovviamente nessuno lo sa ma qualche indizio è venuto fuori:
(1) se hai nostalgia del mondo pre-globale non hai speranze: il mondo sarà sempre connesso e interdipendente. (2) vivi in una civiltà fondata sull’elettricità (piccolo problema: non sappiamo come produrne enormi quantità senza inquinare molto). (3) occupati di digitale, natura e inclusione, o saranno loro a farti fuori. (4) vola basso: oggi attrezzarsi a resistere sembra più saggio che prepararsi a fare festa. 
E poi, a Davos, che è il tetto d’Europa, molti parlano dello spazio come nuova frontiera dell’economia.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Febbraio 2023, 06:00
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