Oggetti di lusso, esclusivi e costosi. Ma questo non basta più: se non è verde non vale

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di Alberto Mattiacci

Tre brand: Rolex, Fendi, Rolls Royce. Tre personaggi: Gianluca Vacchi, gli Oligarchi russi (e relativa prole), Elettra Lamborghini. Tre cose: yacht, resort (a 7 stelle), pelletteria. Cosa li accomuna? Il lusso (luxury, se vi sentite global).
Ovviamente, i prodotti e i brand che avremmo potuto richiamare sono molti più. È a tutti evidente, infatti, che il lusso è un mondo molto popolato.
Ci sono categorie geneticamente di lusso -es. gli yacht a motore; altre più democratiche, che accolgono anche varianti di lusso -es. le automobili, i villaggi vacanze; vi è poi l'estremizzazione dell'idea di lusso, che prende forme fra il bizzarro e il provocatorio -es. i mattoncini Lego d'oro, il boomerang Chanel.
Ma cosa significa di lusso, oggi? La base dell'idea è il prezzo: elevatissimo, e non pienamente giustificato dal contenuto intrinseco del prodotto. L'altra è l'esclusività di accesso: io posso, voi tutti no. In un certo senso, insomma, chi paga lusso compra un prezzo -altissimo ed escludente. Lo fa per distinguersi, affermare la propria ricchezza e capacità di scegliere il meglio.
Questo, dall'antichità ad oggi, è sempre stato. Anche qui, però, qualcosa si muove. Per essere di lusso, infatti, quelle cose non bastano più. Vanno arricchite (è il caso di dirlo) con altro, che sia effettivo e verificabile: il rispetto dell'ambiente e delle culture; una capacità di innovare portata all'estremo.
Ovviamente, entrambe le cose, in modo che sia per pochi(ssimi).


Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Giugno 2022, 14:28
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