Chi ha paura dell'intelligenza artificiale (per colpa di un nome sbagliato)

Chi ha paura dell'intelligenza artificiale (per colpa di un nome sbagliato)

di Alberto Mattiacci

Molti temono l'intelligenza artificiale (IA). Pensano che renderà l'uomo superfluo -se non addirittura subalterno alle macchine. Paure, queste, fomentate da due dati di fatto: la non consapevolezza di che cosa l'IA sia davvero e il fatto che il suo uso sia in aumento. In Italia, oggi, si stima che l'AI valga circa 300 milioni di euro (nel mondo, oltre 200 miliardi di dollari) - dato che cresce, rispetto al 2021, del 27%.
L'IA sta effettivamente cambiando alcuni processi economici: il modo in cui facciamo acquisti (es. chi ha comprato il prodotto che hai scelto, ha preso anche ), quello dell'intrattenimento (es. guarda le serie Tv pensate per te), il funzionamento di prodotti (es. l'impronta digitale per aprire casa), l'organizzazione di alcuni servizi (es. segua il robot per arrivare al gate del suo volo) e altro ancora.
Se leggiamo attraverso tutti questi esempi, notiamo una caratteristica dell'IA: l'essere un game changer, una cosa che, cioè, cambia il modo in cui le cose hanno funzionato finora. Lo fa attraverso due cose: i molti dati informatici che ciascuno di noi produce ogni giorno; l'utilizzo di strumenti logici (gli algoritmi) per rendere questi dati utili a qualcosa.
L'IA, in definitiva, è un meccanismo avanzato di automazione.

Non è affatto intelligente, nel senso umano del termine: non ha la rapidissima flessibilità dell'intelligenza umana, né la sua capacità di governare problemi diversi allo stesso tempo. E, più di tutto, non ha volontà propria.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Luglio 2022, 12:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA