Il museo deducibile

Il museo deducibile

di Alberto Mattiacci

Venticinque euro per un museo: più o meno quanto il costo di un posto in curva allo stadio. 
Sono tanti, troppi, giusti o pochi soldi? È giusto pagare 1000 euro per uno smartphone? 1,50 euro a Roma e 2,20 a Milano, per un biglietto dei mezzi pubblici? 30 euro per una bottiglia di vino? Questa – “è giusto questo prezzo?” - è una delle domande eterne e più spinose dell’economia. 
25 euro sono il prezzo per accedere a una serie di sale, piene di quadri famosi (e di troppa gente): la Galleria degli Uffizi. Un museo, insomma, oltretutto pubblico, per cui c’è chi si chiede se un prezzo tanto elevato sia giusto. Ma lo è davvero, elevato? Capiamo.
Il prezzo dipende dai costi (es. elettricità) e dal modello economico dell’organizzazione (es. orientato al profitto), nonché dalla considerazione delle alternative (es. cinema) e delle condizioni di domanda (es. reddito disponibile).
Morale e proposta. La morale è che 25 euro possono essere molti o pochi, a seconda di ciò che si considera. Roba relativa, insomma (io, agli stranieri, ne farei pagare anche di più).
La proposta è: perché non associare a questo prezzo la piena deducibilità fiscale dei biglietti? Magari, in questo modo, il museo riceverà le entrate necessarie e le persone non vedranno nel prezzo un ostacolo al godimento dell’arte -anzi, saranno incentivate alla visita da questa gratuità sostanziale. 
Potremmo cogliere così due piccioni con una fava (una fava che costa 25 euro -ah, l’inflazione!).


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Gennaio 2023, 09:48
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