Si chiama catena globale del valore: tanto fantastica quanto fragile

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Il fatto: un portacontainer carico di merce, proveniente da chissà dove per chissà chi, si mette di traverso. L'istmo di Suez è bloccato.


La storia: il Canale è una linea d'acqua creata a fine 800 (su progetto di un ingegnere italiano), con il concorso di molte nazioni. Il suo scopo: connettere il Mediterraneo al grande Oceano Pacifico. Una connessione militare, politica e, naturalmente, commerciale. Oggi vale soprattutto quest'ultima.


I numeri: Suez vale circa il 12% del commercio mondiale; vi transitano quasi 20 mila navi l'anno (54 al giorno, in media).


L'Italia: è molto colpita. Circa i 2/5 del traffico che interessa i nostri porti passa da lì. E l'Italia è il 9° esportatore di merci al mondo.


I danni inferti dall'incagliamento di 1 (una!) nave all'economia planetaria sono stimati in 9 miliardi per ogni giorno di blocco.


In un XXI secolo nel quale pare che la dematerializzazione della vita sia la regola, questa storia fisica, molto fisica insegna qualcosa.


Primo: dietro ogni clic, c'è materia: silicio, petrolio, container, gru, magazzini e camion.
Secondo: dal 1994 (anno di istituzione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio) si è formata una riorganizzazione planetaria della produzione di quasi ogni cosa: un jeans attraversa mediamente 3 continenti, per dire.


Si chiama catena globale del valore: è fantastica, enorme, possente ma fragile.

Dopo il Covid ce lo ricorda 1 (una!) nave.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 31 Marzo 2021, 15:30
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