Il Bancomat del debito

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di Alberto Mattiacci

Immaginate di essere l’amministratore di un enorme, immenso condominio. Gli abitanti sono numerosi, i bambini un po’ meno; abbondano gli anziani e, ogni anno di più, anche gli stranieri che vengono a viverci.
Chi ha gestito il condominio prima ha lasciato un enorme debito e le spese correnti sono ingenti. Voi lo gestite al meglio, anche coprendo le necessità quotidiane con dei prestiti (che regolarmente rimborsate).

Naturalmente vi servono contributi dai condomini, sennò come coprite le spese? Alcuni li pagano regolarmente, altri no: c’è chi non ce la fa, e c’è chi li evade (anche se non è povero, anzi). Voi cercate di aiutare i primi in vari modi: ogni tanto date un po’ di soldi; a qualcuno non chiedete proprio nulla; ad altri fate solo finta di chiedere il contributo dovuto (e chiudete gli occhi se non paga).

Il governo italiano -non solo questo ma anche tutti (tutti) i precedenti- agisce così: gestisce il condominio Italia, chiede soldi (le tasse) a chi lo vive e usa; dà bonus a chi ha necessità; esenta alcuni dal pagare le tasse e, talvolta, fa solo finta di chiederle.

Qui sta la faccenda Bancomat. Le tasse si calcolano sui guadagni. I pagamenti elettronici lasciano traccia, la carta no. Cioè: ogni vendita sotto i 60 euro può non esistere perché non lascia segno. Così i guadagni scendono e le tasse dovute pure. Il problema è che chi ci presta soldi dice che questo modo di aiutare alcuni condomini deve finire. E l’Italia indebitata non può che obbedire a chi le presta i denari.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Gennaio 2023, 08:05
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