Export, vendere o essere comprati

Export, vendere o essere comprati

di Alberto Mattiacci

L'export è un mattone prezioso dell'economia italiana. Fondamentalmente si tratta di una grandezza contabile che fotografa un fenomeno: l'acquisto, da parte di persone non residenti in Italia, di beni e servizi prodotti in Italia. L'Istat ci dice che nel 2021 questo fenomeno ha generato 516,3 miliardi di euro (un record). Se consideriamo che il PIL italiano è stato di 1781 miliardi, il calcolo è semplice: circa il 30% della ricchezza italiana si basa sull'export.
Ad esportare sono circa 136 mila imprese. Meno di 15mila fanno oltre il 90% dell'export. E qui sta il bello. Export, infatti, può significare due cose: vendere o essere comprati.
Vendere. Ci sono imprese che si attrezzano per vendere: assumono persone che sanno le lingue, insegnano loro a fare dei contratti secondo le regole internazionali, spesso li mandano a vivere in giro per il mondo, così che possano entrare in contatto coi compratori locali e facilitare l'accettazione dei prodotti italiani. Ma non solo: alcune investono denari per aprire dei magazzini, dei negozi addirittura, e fanno pubblicità in giro per il mondo.
Essere comprati. Ci sono imprese che non si attrezzano affatto, o poco, per questa sfida -eppure molte di loro esportano gran parte (o addirittura tutta) la loro produzione. Sono aziende che vengono visitate da compratori stranieri in cerca di occasioni, prodotti specifici italiani e forniture particolari.
Morale (in rima): vendere o essere comprati che sia, tutti fanno bene all'economia.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Settembre 2022, 10:01
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