Fuori dal Tunnel con il Green Deal

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di Alberto Mattiacci
Nel gennaio 2020 la Presidente della Commissione UE annuncia il Green Deal, un ambizioso piano di rinnovamento delle società europee. Green (verde) perché entro il 2050, questa l'intenzione, l'Unione sarà climaticamente neutra, cioè: passerà ad un'economia pulita e basata anche sul riciclo, ripristinando la biodiversità e riducendo l'inquinamento. Dopo qualche settimana, è arrivato il Covid. Un dramma paradossalmente benefico, dato che così il Green Deal è divenuto ancora più potente: assieme alla digitalizzazione e all'attenzione per le generazioni future, infatti, è il pilastro del programma Next Generation UE -quello che mette 750 miliardi per condurre l'Unione fuori dal tunnel pandemico.
 
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Mettiamo assieme le due cose e ne esce un progetto chiaro: l'Unione Europea ha deciso di investire moltissimi soldi affinché i paesi che la compongono si assomiglino, sempre di più, nel modo di produrre, distribuire e consumare. Un modo che non impatti sull'ambiente.

È una buona idea perché diminuisce la probabilità che maturino due grandi rischi: uno è ambientale -la terra non può sostenere il peso di 7 miliardi di persone che vivono come noi viviamo oggi. L'altro è economico: serviva un'idea per tirare fuori l'economia mondiale da un tunnel che si chiama stagnazione, cioè una bassissima (o nulla) crescita. Ricostruire l'intera economia in modo green darà impulso alla crescita per decenni.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Settembre 2020, 16:16
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