Concessioni di Stato

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di Alberto Mattiacci

Lo Stato italiano è un maturo signore molto indebitato. Possiede però molti beni: aziende (es. EUR SpA), pezzi di territorio (es. spiagge e fiumi), immobili di varia natura (es. Colosseo o palazzi da ufficio) e altro ancora.
Sono beni pubblici di due categorie. La prima, il demanio, comprende beni naturalmente comuni (es. spiagge, fiumi, monumenti). La seconda, altri beni patrimoniali (es. caserme). I primi sono vincolati al benessere collettivo, i secondi non sempre.
Questo signore ha molti figli e nipoti: alcuni chiedono di poter usare qualche bene di famiglia; altri di poterli comprare; alcuni si offrono di pagare per farci business. Non tutti sono italiani, anzi: cresce il numero dei parenti europei acquisiti -e anche loro chiedono le stesse cose.
È giusto accontentarli ma come? Alcuni (il demanio necessario) non sono vendibili; altri (il demanio accessorio e molti beni patrimoniali) sì. Di quest'ultimi, molti fanno gola: sono i famosi gioielli di famiglia (es. caserme dismesse).
Comunque sia, il patrimonio di questo signore deve essere messo a frutto. I denari ricavati potrebbero, ad esempio, ridurre il debito, o le tasse, o essere impiegati in altre attività utili (es. pagare di più gli insegnanti).
È interesse di tutti, perciò, che lo Stato ricavi dalla concessione dei beni pubblici delle somme eque.

Ecco perché stupisce scoprire che il 40% delle concessioni balneari paghi meno di mille euro l'anno allo Stato. È equo? Forse no, forse sì.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Febbraio 2022, 14:01
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