Il nostro tesoro

Il nostro tesoro

di Alberto Mattiacci

C'è un'attività economica che è stata particolarmente offesa dalla pandemia.
È un'attività popolare e antica. L'Economist dice che a Pompei se ne contava una ogni cento persone più di quanto oggi in una grande metropoli. È un'attività che gli economisti dicono labour intensive (ad alta intensità di manodopera) -in Italia, si stima impeghi circa 1,3 milioni di persone. È un'attività che si riflette positivamente su altre (è il cosiddetto indotto) -il suo rallentamento ha generato, a ritroso, perdite per decine di miliardi ad altre aziende.
Parliamo degli esercizi di ristorazione pubblica: i ristoranti e i bar, per capirci.
È una categoria vitalissima: è vero che la pandemia ha costretto alla chiusura molti ma è altrettanto vero che non ha spento la voglia di aprirne di nuovi. Questi, spesso, sono veri innovatori -pensiamo al proliferare di molte formule, dai winebar alle caffetterie, ai catering montati su un Ape Piaggio.
È un'attività che, al di là dei valori economici legati al proprio funzionamento normale, presenta molteplici valenze, economiche e sociali.
È uno dei più potenti integratori dell'immigrazione in una società: la ristorazione italiana nel mondo ne è esempio. È un facilitatore di relazioni: pensiamo alle colazioni di lavoro. È un abilitatore della vita urbana contemporanea, dove il tempo è la risorsa scarsa e i pasti si destrutturano.
Sono quasi 400mila: un patrimonio prezioso.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Gennaio 2022, 11:23
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