Casa dolce casa, il nodo del bonus 110: costa troppo o costa molto?

Casa dolce casa, il nodo del bonus 110: costa troppo o costa molto?

di Alberto Mattiacci
Sette italiani su dieci possiedono una casa. Di questi sette, il 20% ne possiede almeno un’altra. Trasformiamo questi dati in euro: fanno oltre 5 miliardi (quasi due volte il debito pubblico). 
Al 2020 -ultimo dato disponibile- le case italiane erano circa 35 milioni. Due terzi di queste somigliano ai loro proprietari: hanno oltre 50 anni. È un’età, quella, in cui si sente il bisogno di fare un po’ di prevenzione, ci si controlla di più e si cerca di adeguare “la carrozzeria” ai tempi che corrono, per non sentirsi (e vedersi) invecchiati e guardare con serenità al futuro. E, come gli italiani, così le loro case hanno proprio bisogno di un po’ di cure. Allora, un paio d’anni fa, il governo italiano decise di incentivarle, stimolando: (i) la riqualificazione energetica (se vogliamo arrestare il riscaldamento globale, qualcosa dovremo pur fare); (ii) il recupero dei vecchi edifici, in particolare rendendoli antisismici (non dimentichiamo che quasi la metà dei comuni italiani è in zone a sismicità alta/medio-alta).
Lo strumento usato -il c.d. “bonus 110%”- è noto e controverso. C’è chi dice che costa troppo e chi sostiene che i conti ne debbano considerare anche alcuni benefici indiretti: (i) l’emersione di lavoro irregolare (diffusissimo in edilizia); (ii) un maggior gettito fiscale; (iii) maggiori investimenti ed effetto moltiplicatore sull’economia (almeno 1,5 punti di PIL in più); (iv) minori consumi energetici e (v) rischio sismico.
Costa “troppo” o solo “molto”?
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Marzo 2023, 10:43
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