Alberto Mattiacci su Leggo: «Storia di un equilibrista»

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di Alberto Mattiacci

Diversity & Inclusion non sono solo due dei tanti termini inglesi che affollano la nostra vita. Sono due parole importanti, che segneranno la qualità del nostro futuro.
Letteralmente D&I significa: (rispetto per la) diversità altrui e inclusione (di chi è portatore di qualche diversità) nel contesto lavorativo, senza che debba patire alcuna disparità di condizioni rispetto agli altri. Insomma, non neghiamolo: sui posti di lavoro molti hanno un problema ad accettare che il proprio capo sia una donna; alcuni accettano malvolentieri che un collega, magari con la pelle di un altro colore o proveniente da un paese sottosviluppato, possa fare carriera; molti rifiutano l'idea che una persona di orientamento sessuale diverso dal proprio, possa ricoprire ruoli importanti.
Sono, questi, solo tre esempi di ciò che Diversity & Inclusion si propongono di superare -e tutti sappiamo che non sarà cosa semplice. Dobbiamo farlo e non abbiamo alternativa, innanzitutto per ragioni pratiche.
La società del XXI secolo, infatti, è un equilibrista che cammina su un filo teso fra due picchi: l'apertura e la scarsità.
L'apertura rappresenta l'effetto di lungo respiro della globalizzazione, che ha abbreviato distanze e aperto frontiere (e menti) mettendo in contatto persone e culture differenti. La scarsità concerne le risorse naturali ma anche il tempo che la vita concede a ciascuno di noi e che dobbiamo usare al meglio.
D&I sono il bastone che l'equilibrista usa per bilanciarsi sul filo.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Giugno 2022, 14:30
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