Se il turismo non è strategico

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di Alberto Mattiacci

Si dice che il turismo sia un'attività strategica per l'economia italiana. È vero? Le misure più credibili e affidabili ne definiscono il valore in 154 miliardi di euro, 6% del PIL (Istat su dati 2017). Valori importanti. Le imprese riconducibili al turismo sono circa 1 milione. Il 90% è sotto i 4 addetti. Sono, dunque, delle micro-realtà, che dell'impresa hanno solo la partita Iva: non le competenze gestionali, non la capacità di innovare. Sono infatti realtà perlopiù familiari, che svolgono attività legate alle esigenze primarie della visita del turista. Lo fanno in modo artigianale, spesso tramandato fra parenti. È lecito, perciò, dubitare che queste aziende saranno in grado di fare ciò che veramente serve a riqualificare strategicamente il comparto: (1) tradurre la sostenibilità in azioni, (2) usare la digitalizzazione per trasformare il business.

Non è un fatto di soldi, quelli ci sono: il PNRR darà al settore 2,4 miliardi di euro -e altri, è certo, ne arriveranno da altre fonti. Molti soldi ma non un'enormità (il Club Mediterranee, da solo, nel 2017 ha fatturato circa un miliardo e mezzo, per dire). Molti soldi ma chiaramente indirizzati: circa 1,7 miliardi di questi vanno al settore ricettivo. Il messaggio, allora, sembra chiaro: siccome non si ha fiducia nella capacità delle aziende di fare innovazione, tanto vale aiutarle a rinfrescare le stanze. Poi, si vedrà. Strategico a parole, perciò, non nei fatti.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Novembre 2021, 14:57
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