Il Pnrr e quei 50 miliardi per l'innovazione: soldi buttati per cose che abbiamo già?

Il Pnrr e quei 50 miliardi per l'innovazione: soldi buttati per cose che abbiamo già?

di Alberto Mattiacci

Un capitolo chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR è la cosiddetta “Prima Missione”: quasi 50 miliardi -su 235 totali- dedicati a digitalizzazione, innovazione e competitività. Il PNRR vede la “trasformazione digitale” al centro del futuro italiano.

Una metafora semplice può aiutare a capirne il senso. Rappresentiamo la realtà fisica, quella del mondo pre-digitale, come un bicchiere di latte. Molti ricorderanno quel mondo lì: il telefono era solo in casa; la tv aveva 7 canali nazionali; il biglietto aereo lo compravi in agenzia e via così.

Questo bicchiere di candido latte, a un certo punto, accoglie una goccia di caffè - arrivò la posta elettronica. La realtà iniziò a divenire un pochino più ibrida: ecco il latte macchiato. Passa il tempo e la quota di caffè cresce sempre di più -arrivano web 2.0, le piattaforme, l’e-commerce e via dicendo.

Quel latte macchiato, in particolare col Covid, diviene cappuccino: un liquido, cioè, che combina quantità quasi paritetiche di latte e caffè. Il cappuccino (sempre più) scuro diviene la realtà, quella nella quale tutti noi già viviamo.

Una realtà in cui ormai cercare di separare il caffè (digitale) dal latte (fisico) non ha più senso. Immagino che ciascuno ci si ritrovi: supermercati digitali, tv digitali, analisi cliniche digitali e così via. Ha senso spendere 50 miliardi per cose che facciamo già? Il PNRR dice sì, perché digitale significa economia e società, presi assieme e ripensati dalla base. Ancora c’è da fare.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Ottobre 2022, 15:09
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