Bancomat obbligatorio, flop nei negozi: in regola meno del 50%
di Michele Di Branco
Palazzo Chigi è convinto che la riforma funzionerà. Ma intanto i numeri parlano di un flop. Che è frutto essenzialmente di due problemi: il fatto, non da poco, che non sono previste sanzioni per chi trasgredisce e il fardello dei costi per l’installazione e la gestione dei Pos che affligge in particolare gli esercenti di medio-piccola grandezza. Si può arrivare fino a mille e cinquecento euro di spesa nell’arco di un anno per un’azienda con un volume di transazioni bancomat o carta di credito da 50 mila euro. Vale a dire i 150 euro necessari per l’installazione l’attivazione, più i costi di gestione mensili che possono arrivare fino a 80 euro. E infine il carico finale da circa mille euro delle commissioni sulle transazioni. Di regola, con le banche si negozia un’aliquota dell’1,5-2% in favore di queste ultime sul volume degli incassi. Ma ci sono anche formule, alternative, che prevedono una commissione di 0,25-0,40 euro sulla singola transazione. Proprio i costi sono lo scoglio contro il quale rischia di infrangersi la diffusione della moneta elettronica. Un esempio su tutti: i tabaccai. Per un bollo di 300 euro il guadagno per l'esercente è di un euro, ma se il pagamento avviene con bancomat il costo che il tabaccaio deve sostenere è di 3 euro. L’Abi garantisce che proprio grazie alla diffusione del sistema «i prezzi praticati dagli istituti si ridurranno».
Confesercenti spiega che un’applicazione inflessibile della legge costerebbe 5 miliardi l’anno per le imprese tra oneri di esercizio e commissioni e parla di innovazione «che rischia anche di essere inutile visto che il 70% degli italiani non ha intenzione di cambiare le proprie abitudini di pagamento». Ragionamenti di tenore simile dalle parti della Cna. «È innegabile l'importanza della tracciabilità – afferma Mario Pagani, responsabile del dipartimento delle politiche industriali - ma non si può ignorare l'impatto in termini di costi sulle attività che hanno prodotti di basso valore. Servirebbero incentivi o sgravi fiscali per favorire il passaggio anche culturale alla moneta elettronica e sarebbe anche opportuno alzare la soglia minima almeno a 50 euro per ammortizzare i costi». E dire che la riforma non è piombata affatto in maniera imprevista visto che le novità è prevista da una legge del 2012
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Agosto 2014, 11:36