La sfida di Gucci alla disparità di genere: Chime for Change 2022 sostiene anche la Casa internazionale delle donne

La sfida di Gucci alla disparità di genere: Chime for Change 2022 sostiene anche la Casa internazionale delle donne

Dall'associazione Artemisia a Beawarenow, dalla Casa Internazionale delle Donne a SvS Donna Aiuta Donna con il progetto Cascina Ri-Nascita. Gucci presegue nella sua battaglia contro la disparità di genere con la campagna globale Chime for Change. I fondi raccolti nel 2022 e annunciati insieme all'ultimo numero di Chime Zine, la pubblicazione periodica che dà voce agli attivisti e artisti, in Italia andranno a queste organizzazioni che aiutano le donne. Dal 2013, anno della sua fondazione, Chime for Change ha raccolto oltre 19 milioni di dollari a sostegno di progetti e iniziative in 89 Paesi, supportando oltre 630.000 ragazze e donne e coinvolgendo più di 3 milioni di famiglie e membri di comunità in tutto il mondo.

IL PERIODICO

A sostenere la campagna, sull'ultimo della Zine disponibile in versione digitale su Gucci Equilibrium, la piattaforma dedicata alla sostenibilità sociale e ambientale, e in formato cartaceo presso il Gucci Garden di Firenze, il Gucci Wooster Bookstore a New York e diverse librerie in tutto il mondo, ci sono i contributi di Elisa Manici sullo stigma della grassezza e i suoi significati culturali; di Assa Traoré sul movimento per la giustizia razziale in Francia e nel mondo; di Eno Pei-Jean Chen sulla cultura queer a Taiwan e in Corea del Sud - con traduzione di Ariel Chu

Adam Eli, scrittore americano noto per il suo attivismo Lgbtqia e curatore di Chime Zine, sull'ultimo numero della rivista che Gucciper amplificare e alimentare il dibattito sull'uguaglianza di genere e sulle self-expression, introduce il concetto di intersezionalità, quello che in sociologia si intende per sovrapposizione di diverse identità sociali.

GLI INTERVENTI

«Nelle sfumature e nell'intersezione si può trovare una forza tremenda» scrive, aprendo l'ultimo numero della rivista, Elisa Manici sullo stigma della grassezza e i suoi significati culturali. «Sono una lesbica non binaria di mezza età, grassa e finanziariamente precaria: un esempio da manuale di come funziona l'intersezione tra diversi tipi di oppressione» si presenta così Elisa Manici. «Le cose non si sommano semplicemente, ma c'è un fattore esponenziale al lavoro» ma riconosce che «nel disgusto che la nostra società sente per il grasso i primi piccoli cambiamenti stanno avvenendo proprio ora». 

«Io sono attaccata dall'estrema destra, dai rappresentanti dello Stato.

Sono costantemente molestata sui social media. Ricevo minacce di stupro. Ricevo minacce di morte. Sui social network, vengo regolarmente paragonata ad un animale e criticata come donna e come donna nera. Infatti, se non mi fossi chiamata Assa Traoré, se fossi stata una donna bianca, beh, i miei sforzi sarebbero stati visti come una giusta e nobile causa. Questo significa che per loro non è normale che una donna - e una donna nera - difenda un uomo nero: è troppo "nero"», scrive Assa Traoré, attivitasta e voce importante nel movimento per le vite nere in Francia,


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Maggio 2022, 16:20
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