L'arte dell'italiano, Conte: «A Firenze il Museo della lingua».
Il linguista Serianni: «Non solo poeti, dovrà essere multimediale»

L'arte dell'italiano, Conte: «A Firenze il Museo della lingua». Il linguista Serianni: «Non solo poeti, dovrà essere multimediale»

di ​Lorena Loiacono
Il museo della lingua italiana a Firenze: un progetto atteso che potrebbe diventare realtà entro il prossimo anno. Ad annunciarlo, ieri, è stato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Firenze. «Sarà un polo grande, ricco e tecnologico – ha spiegato il Premier - che possa celebrare e insegnare la storia dell’italiano». Il progetto nasce da un gruppo di lavoro coordinato dal linguista Luca Serianni e il primo firmatario è stato il linguista Giuseppe Antonelli, sarà supportato da diverse istituzioni come la Società Dante Alighieri, l’Accademia della Crusca, l’Accademia dei Lincei, l’Associazione per la Storia della Lingua Italiana e la Treccani. L’obiettivo è inaugurare il Museo nel 2021, per i 700 anni dell’Università di Firenze.

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Luca Serianni, linguista e coordinatore del gruppo di esperti che ha proposto il Museo della lingua italiana, che tipo di museo sarà?
«Dimentichiamoci il museo tradizionale».
In che senso?
«Quando si parla di museo della lingua italiana non dobbiamo pensare a una realtà museale tradizionale a cui siamo abituati, con le didascalie per intenderci. Ma dobbiamo immaginare che accanto alla parte fissa, composta da documenti esposti e itineranti, ci sia anche una parte che faccia leva su altri meccanismi».
Quindi non ci sarà spazio solo per i poeti?
«Esatto. La lingua è una realtà multiforme quindi si presta a tanti altri aspetti della vita. Non può celebrare solo le glorie poetiche che conosciamo tutti ma deve raccontare molto di più dell’Italia e delle sue mille sfaccettature anche territoriali».
Non sarà semplice...
«Forse no. Ma sarà un lavoro importante, ritengo sia un progetto molto positivo. Per realizzarlo ci baseremo molto sul concetto di multimedialità».
La lingua italiana rappresentata in maniera multimediale?
«Sì, sarà necessario e interessante usare l’audiovisivo. Verranno utilizzate foto, immagini video e suoni».
Ad esempio?
«Pensiamo al dialetto: dovrà essere rappresentato e quindi anche ascoltato».
Ci saranno sezioni in dialetto?
«Sì, penso ad esempio al cibo e alle ricette regionali: rappresentano un interessante spaccato della cultura italiana. Possiedono tradizione e abitudini degli italiani ma anche della lingua italiana. Anche attraverso la terminologia regionale legata al cibo e alle ricette tradizionali racconteremo la lingua italiana. Nei termini culinari è contenuta una enorme ricchezza linguistica. Come nella musica».
I testi delle canzoni?
«Certo, verranno inseriti i brani delle canzoni e del melodramma. Ma anche il mondo del cinema: sono aspetti importanti che hanno raccontato negli anni i cambiamenti linguistici. Dobbiamo pensare che anche gli stranieri andranno al Museo della lingua italiana: troveranno quindi anche Fellini».
Un’idea decisamente innovativa.
«Sì, assolutamente. La lingua italiana va studiata in questo senso, è viva e in continua evoluzione».
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Gennaio 2020, 15:02
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