San Gennaro patrono delle fake news

San Gennaro patrono delle fake news

di Pietro Treccagnoli
C'è stato un tempo in cui le fake news scherzavano con i fanti e pure con i santi, precisamente con san Gennaro. Non si chiamavano così e neanche bufale, ma falsi. D'autore, però. La vita vera del patrono di Napoli, come di tanti altri uomini portati agli onori degli altari, è così lacunosa che biografi e agiografi si sono sbizzarriti. Più di tutti un religioso dei primi anni del Settecento, Nicolò Carminio Falcone che inventò di sana pianta molte delle leggende che ancora circondano il miracoloso santo del sangue sciolto. Segno che le fake news possono avere molto successo e durare nel tempo più della verità. Fra tre secoli i nostri pronipoti potranno stare a fare i conti con molte delle fesserie che oggi ingolfano social e dintorni.

Il voluminoso testo di Falcone, del 1713, era così denso di invenzioni strepitose che ne rimase scandalizzata finanche la Chiesa stessa. Roba da Sant'Uffizio tanto da finire nell'Indice dei libri proibiti. E là è rimasto per secoli, sebbene i suoi contenuti, passando di bocca in bocca, abbiano riempito il culto popolare di Gennaro. Adesso, come strenna natalizia, il Falcone è di nuovo in libreria con una lussuosa riedizione anastatica edita da Belle Epoque: Storia del glorioso martire San Gennaro (pagine 526, euro 87). Un'opera riemersa dal passato e (pagine in latino a parte) particolarmente attuale oltre che impedibile per i collezionisti, con prefazioni del cardinale Crescenzio Sepe, del sindaco Luigi de Magistris, introduzione di Gennaro Luongo, saggio di Mario Pagano e illustrazioni di Lello Esposito.

I secoli hanno provveduto a sdoganare il testo in sé. Del resto la stessa storia della Chiesa è piena di falsi, a cominciare dalla Donazione di Costantino. Le conseguenze delle fantasmagoriche creazioni di Falcone sono state più circoscritte. La tecnica inventiva è invece istruttiva assai. L'autore, che non passò nessun guaio per la pesante censura delle autorità ecclesiastiche, fu addirittura promosso arcivescovo. Che cosa aveva elaborato l'intraprendente falsificatore? La vera vita di Publio Fausto Ianuario, dal quale discendeva il sovvenzionatore dell'opera, il principe Nicolò Maria Di Gennaro, in cerca di quarti di santità, sarebbe stata ricavata da un improbabile manoscritto in greco del V secolo redatto da tale Emmanuele, monaco basiliano dell'attuale Castel dell'Ovo; il testo a sua volta era basato su un codice della famiglia Ianuaria vergato da un ignoto e mai esistito Fromino. Nelle mani di Falcone l'avrebbe consegnato un vecchio frate degli Scalzi della Redenzione dei Cattivi che di nome faceva Ilarione da San Pietro, anche lui sconosciuto a ogni anagrafe. Altro che troll e hacker, Falcone per i suoi tempi era una perfetta macchina di mistificazione, capace di far perdere le tracce tra note labirintiche e una arabescata prosa tardobarocca.

 

Spogliata dagli orpelli, la narrazione è persino divertente: una favola che potrebbe fare da controcanto edificante ai cunti di Giambattista Basile. Appunto per questo era inconcepibile agli della Chiesa, ancora intrisa dei rigori post-tridentini. Falcone esagera, davvero e racconta come Gennaro ancora nel ventre materno si mostra rigoroso censore della genitrice, scalciando quando la povera donna straparla o spettegola. Bambinello ruba i soldi dalla tasca del padre per darli ai poveri. A 15 anni resuscita un bambino recitando un semplice padrenostro. E via così per pagine e pagine inventando il nome del padre (Publio Stefano Ianuario), della madre (Teonora) della nutrice (Eusebia) che raccoglie il sangue nelle ampolle; riducendo a esercizi circensi le fasi del martirio; concedendogli una dimora avita tutta napoletana e attribuendogli, infine, forti resistenze per il trasferimento a Benevento come vescovo. Sui principi più strettamente canonici Falcone non poteva discostarsi troppo dalla pubblicistica ufficiale. E quindi si concede scarse licenze. Ma intanto aveva colpito nel segno. Le sue bugie ripetute milioni di volte sono diventate verità nelle pratiche devote e la sua Storia andrebbe letta anche come un manuale di tecniche per fake news, perché più inquini le fonti più difficilmente ti sgamano.
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Ultimo aggiornamento: Domenica 10 Dicembre 2017, 16:30
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