Vaccino Covid Johnson & Johnson: «62 milioni di dosi potrebbero essere contaminate». Rischio ritardi nelle consegne

Vaccino Covid Johnson & Johnson: «62 milioni di dosi potrebbero essere contaminate». Rischio ritardi nelle consegne

di Enrico Chillè

Vaccini Covid, nuovo allarme per quello prodotto da Janssen, l'azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson. Dopo le 15 milioni di dosi rese inutilizzabili da un errore umano nello stabilimento di Baltimora, ora arriva un allarme ancora peggiore: altri 62 milioni di dosi potrebbero essere contaminate e questo potrebbe causare notevoli ritardi per le consegne dei prossimi mesi in tutto il mondo.

Leggi anche > Johnson & Johnson, rovinate 15 milioni di dosi di vaccino: «Un errore umano». Ritardi nelle consegne

A rivelarlo è il New York Times. Il caso riguarda sempre lo stabilimento di Baltimora, dove a produrre il vaccino per conto di Johnson & Johnson è l'azienda Emergent BioSolutions. Sono già in corso accertamenti per stabilire se altri 62 milioni di dosi siano effettivamente contaminate e inutilizzabili, a causa di un errore umano che avrebbe mischiato le dosi di Janssen con quelle di AstraZeneca.

Lo stabilimento di Baltimora produce infatti sia il vaccino Covid di Janssen che quello dell'azienda anglo-svedese e finora ha immesso nel mercato circa 150 milioni di dosi, destinate a tutto il mondo. Al momento, però, nessuna dose avrebbe superato i controlli di qualità per poter essere inoculata nella popolazione.

La fabbrica di Emergent BioSolutions è considerata uno stabilimento d'eccellenza negli Stati Uniti e quasi nove anni fa il governo federale, allora guidato da Barack Obama, aveva concesso l'autorizzazione per la riconversione immediata dell'impianto in modo da produrre subito vaccini in caso di pandemie. Il problema, però, spiega il NY Times, è che «quell'azienda ha seri problemi pratici, da una cultura corportativa che spesso ignora gli standard di sicurezza o salta passaggi cruciali in fase di test clinici, fino all'Autorità biomedica per la ricerca avanzata e lo sviluppo, un ente governativo che si comporta più da socio dell'impianto che da controllore». A testimoniarlo ci sono ex dipendenti, clienti e anche funzionari che nel corso degli anni, e in particolar modo negli ultimi mesi, hanno effettuato ispezioni e controlli per il rispetto degli standard di sicurezza e qualità della produzione.

Quanto sta accadendo a Baltimora non è neanche un caso isolato. Già tra l'ottobre del 2020 e il gennaio scorso, infatti, lo stabilimento aveva dovuto scartare cinque diversi lotti di AstraZeneca, per un totale di oltre 10 milioni di dosi, per il rischio di contaminazioni. In quel caso, nel dubbio, era stato deciso di gettare immediatamente quelle dosi senza attendere controlli di qualità approfonditi ma che avrebbero richiesto troppo tempo. L'azienda, però, si è difesa così: «Nessuno di noi, dai dirigenti agli impiegati, vuole vedere dosi di vaccino che non possano essere utilizzati. I nostri sistemi di sicurezza e di qualità rispondo perfettamente alle linee-guida e agli standard definiti dagli accordi con l'amministrazione federale».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Aprile 2021, 15:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA