Mascherine al chiuso, dal 15 giugno addio all'obbligo. Costa: «È il momento». Ma gli esperti si dividono ancora

Mascherine al chiuso, dal 15 giugno addio all'obbligo. Costa: «È il momento». Ma gli esperti si dividono ancora

di Domenico Zurlo

Mascherine al chiuso, dal 15 giugno cade l'obbligo: stavolta è quasi ufficiale. A renderlo noto è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che intervistato su Radio1 a Radio anch'io ha detto che «dal 15 giugno credo che andremo a rimuovere le ultime misure restrittive ancora in essere. Mi riferisco all'utilizzo della mascherina nei luoghi al chiuso. Credo ci siano le condizioni». 

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«L'obiettivo del Governo è creare le condizioni di convivenza con il virus; guai a pensare all'obiettivo del contagio zero», ha aggiunto il sottosegretario, ricordando che già oggi «sui luoghi di lavoro il Governo non ha più introdotto l'obbligo di mascherine al chiuso, quindi noi siamo passati da un obbligo a una raccomandazione. Poi sui luoghi di lavoro le singole aziende, attraverso protocolli condivisi con le organizzazioni sindacali, hanno condiviso di continuare l'obbligo dell'utilizzo della mascherina. Però, di fatto, non siamo più di fronte a un obbligo normativo».

Addio mascherine, gli esperti si dividono (ancora) 

Gli esperti non sono però tutti concordi sull'addio alle mascherine al chiuso. Dopo il 15 giugno «terrei l'obbligo di mascherina sul trasporto pubblico locale, sui treni e anche in aereo. Siamo ancora ad una tasso di positività che oscilla intorno al 10%, spesso sopra. Direi di aspettare», dice all'Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. Di opinione diversa Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano: «Credo che piano piano dovremmo tornare a una vita normale, quindi senza mascherina» imposta come obbligo. Una linea che dovrebbe valere «anche sui mezzi di trasporto». «Basta obblighi», dichiara l'esperta all'Adnkronos. «La lascerei più alla libera scelta», ribadisce Gismondo. «C'è gente che psicologicamente si sente ancora più protetta indossandola - osserva - mentre c'è gente che non la sopporta più, quindi non continuerei con un obbligo».

«È ora di passare dall'obbligo di indossare la mascherina alla scelta consapevole di proteggere se stessi e gli altri nelle situazioni più a rischio, come potrebbero essere i trasporti pubblici», dice invece l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento. «Ritengo che oggi più di prima - continua Lopalco - serva il coinvolgimento del cittadino per un adeguamento costante dei comportamenti ai livelli di rischio.

Si deve passare dalla fase delle prescrizioni alla fase della scelta consapevole di comportamenti appropriati al rischio personale di contrarre l'infezione e si diffonderla nella comunità di appartenenza. Voglio dire che il cittadino deve essere informato sul livello di circolazione virale in modo da poter adattare i propri comportamenti di conseguenza». «Nel momento in cui la mascherina non sarà più obbligatoria sui mezzi pubblici - aggiunge - chi ritiene di essere a rischio personale di infezione o non vuole diventare un portatore che possa porre a rischio un proprio caro che magari è a rischio di malattia grave, in fase attiva di circolazione virale avrà cura di indossare una mascherina Ffp2 per la propria sicurezza».

«Facciamo cadere l'obbligo ma non l'abitudine a usare le mascherine», è invece la linea del virologo Massimo Clementi che all'Adnkronos conferma il «no all'obbligo» anche sui mezzi pubblici, ma a una condizione: «Che un eventuale liberi tutti venga vissuto con responsabilità e rispetto e non trasformato al contrario in un obbligo a non mettere la mascherina». Il direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano ha una visione personale sul destino di questa protezione anti-contagio. «Io vivrò sempre con le mascherine in tasca, che si possono mettere o togliere all'occorrenza», ha avuto modo di spiegare. La mascherina, ricorda sempre Clementi, «è un filtro e ci possono essere dei contesti in cui, al di là dello stesso coronavirus, può essere utile in particolari stagioni dell'anno». Forse non in piena estate, «ma dall'autunno» il consiglio dell'esperto è di «tenerla a portata di mano». 

Infine il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano: «Io sui mezzi di trasporto la mascherina la terrei». Al di là dell'obbligo, ripete l'esperto, in caso di contatti ravvicinati e assembramenti «la mascherina resta utile» come strumento di difesa per se stessi e per gli altri, pensando soprattutto alle persone fragili. «Mi rendo però conto che in questo momento epidemiologico favorevole sia difficile accettarla», aggiunge il direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi, che rileva «una percezione generalizzata di insofferenza. Vedo molti - racconta - che orgogliosamente, quando ti metti la mascherina, ti guardano male, sprezzanti dei pericoli». Ma lo 'stigma' verso chi la indossa, insiste Pregliasco, non cambia il fatto che «l'utilità della mascherina rimane».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Giugno 2022, 15:37
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