I vaccinati ricoverati per Delta «meno gravi e guariscono prima». La carica virale e il caso Gb-Olanda

I vaccinati ricoverati per Delta «meno gravi e guariscono prima». La carica virale e il caso Gb-Olanda

I vaccinati contagiati dalla variante Delta che finiscono ricoverati in ospedale per Covid sono meno gravi, reagiscono prima e la loro carica virale cala più velocemente: lo afferma uno studio condotto a Singapore, non ancora pubblicato (e quindi non sottoposto a revisione tra pari), studio che conferma che «la vaccinazione rimane una strategia chiave per il controllo della pandemia». «I vaccini a mRna sono altamente efficaci nel prevenire la malattia Covid sintomatica e grave, associata all'infezione da variante Delta di Sars-CoV-2», afferma lo studio. Essere vaccinati è «associato a un declino più rapido della carica virale e a una risposta sierologica robusta».

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Gli autori del lavoro - scienziati del National Centre for Infectious Diseases di Singapore, del Tan Tock Seng Hospital, della Nanyang Technological University e della National University of Singapore - hanno esaminato i dati di 218 persone che sono state ricoverate in ospedale con infezione da variante Delta, tra cui 130 non vaccinate e 71 vaccinate con ciclo completo (con un vaccino a mRna). Dallo studio di coorte multicentrico retrospettivo emerge che, «nonostante l'età significativamente più avanzata nel gruppo dei vaccinati, le probabilità di Covid grave per cui era necessario il supporto dell'ossigeno erano significativamente inferiori dopo la vaccinazione».

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La carica virale e la curva di Gb e Olanda

Quanto alla carica virale, in partenza «era simile» tra i gruppi dei vaccinati e dei non vaccinati al momento della diagnosi, «ma diminuiva più rapidamente nei vaccinati». Sempre fra i pazienti vaccinati è stato osservato un «forte potenziamento precoce degli anticorpi anti-proteina Spike, tuttavia questi titoli anticorpali risultavano significativamente inferiori contro la variante Delta» rispetto al ceppo originario del virus wildtype. Si tratta di «buone notizie», commenta il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta, che su Facebook riassume i risultati dello studio. Per esempio, appunto, la «necessità di ossigeno ridotta dell'87%, nonostante l'età media più alta (56 contro 39 anni)», tra i vaccinati. L'esperto riflette anche sul dato che mostra come le infezioni tra i vaccinati siano «caratterizzate da un più rapido declino della carica virale, il che potrebbe contribuire a spiegare la sorprendente cinetica delle curve di incidenza in Uk, Olanda, eccetera», conclude.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Agosto 2021, 19:20
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