Emirati arabi su Marte, e fra 100 anni vogliono una base permanente sul pianeta rosso

Emirati arabi su Marte, e fra 100 anni vogliono una base permanente sul pianeta rosso

Moderni grattacieli che accarezzano le nubi, centri commerciali da mille e una notte, isole artificiali, un Louvre arabo e anche un Ferrari World.
Mescolando il tutto e agitando per bene escono fuori due parole: Abu Dhabi.
Nella capitale non manca nulla, giusto l’approccio su qualche distante pianeta del Sistema solare. Ma ora gli scienziati e i tecnici della Uaesa, l’Agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti, hanno pensato pure a questo.
Da ieri, infatti, la sonda Hope orbita intorno al pianeta rosso, un successo che piazza la nazione tra le prime cinque ad averlo raggiunto.
Dopo un percorso di 494 milioni di chilometri fatto in un arco di tempo di circa duecento giorni, Hope è riuscita ad inserirsi nell’orbita marziana frenando la sua corsa da 121 mila a 18 mila chilometri orari grazie all’accensione di ben sei motori.
La manovra è stata compiuta in automatico vista la distanza che intercorre tra la Terra e Marte, distanza che impedisce una guida manuale. «Quando vedremo l’accensione dei motori -aveva confessato qualche giorno fa Pete Withnell, programme manager della missione-, la manovra sarà già completa a metà. Potremo solo osservare ma non potremo interagire in tempo reale».


LE CARATTERISTICHE
A differenza delle altre due missioni che seguiranno a breve, quella degli Emirati Arabi avrà la caratteristica di rimanere in volo senza toccare l’arido suolo del pianeta. Lo scopo principale sarà quello di studiare la tenue atmosfera attraverso una serie di strumenti che sono a bordo.
Emirs (Emirates Mars Infrared Spectrometer), uno spettrometro; Exi (Emirates Exploration Imager) una camera ad alta risoluzione ed Emus (Emirates Mars Ultraviolet Spectrometer), un altro spettrometro dedicato allo studio della chimica degli strati oltre i 100 chilometri di altitudine.


L’AGENZIA SPAZIALE
Il successo della missione su Marte arriva da un’Agenzia spaziale tra le più giovani.

La Uaesa è stata fondata solo sette anni fa, nel luglio del 2014, e ha già fatto passi da gigante. Hope era partita a bordo di un razzo H-2A dal Centro spaziale giapponese di Tanegashima lo scorso 19 luglio col nome in codice di Emirates Mars Mission o con il suo nome originale مسبار الأمل , Al Amal). Va anche detto che “viaggia” in sinergia con gli Stati Uniti visto che è condotta in collaborazione con l’Università del Colorado a Boulder e avrà una durata di almeno ventiquattro mesi.


LE ALTRE DUE MISSIONI
Marte comincia ad essere affollato, febbraio sembra essere il mese degli appuntamenti. Oggi sarà la volta del modulo automatico cinese Tianwen-1, mentre giovedì 18 toccherà alla missione della Nasa Mars 2020 con il rover Perseverance. Una sorta di “assembramento” dovuto al periodo favorevole di partenza che le tre navette hanno preso al volo visto che capita ogni due anni. Su Marte non brillerà l’Europa, il Vecchio Continente sarà il Grande assente a causa di ritardi tecnici, molti dei quali legati anche all’emergenza Covid-19. Il lancio della missione ExoMars (Esa e Roscosmos) è stato rinviato al prossimo anno.
E mentre l’Europa rimane in surplace gli arabi, dopo il successo di ieri, guardano ancora più avanti e l’hanno pure scritto: l’obiettivo è quello di realizzare un insediamento umano su Marte entro il 2117.

enzo.vitale@ilmessaggero.it


Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Febbraio 2023, 21:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA