Mattia Binotto al capolinea, caos in Ferrari: si sta verificando il licenziamento smentito

Mattia Binotto al capolinea, caos in Ferrari: si sta verificando il licenziamento smentito

di Giorgio Ursicino

La Ferrari la scorsa settimana ha definito «privi di fondamento» i rumors di un avvicendamento di Mattia Binotto ai vertici della Scuderia, ma le voci non si placano. Secondo le ultime indiscrezioni riportate dai media, i rapporti fra il manager e l’azienda «sarebbero agli sgoccioli» ed ora dovrebbe essere il team principal a rassegnare le dimissioni. In ogni caso, il siluramento è nell’aria, imminente. Sostituti accreditati all’orizzonte non ci sono. Frédéric Vasseur, guida dell’Alfa Romeo in F1, sembra bruciato dallo stesso comunicato di Maranello. O addirittura la sua poltrona andrebbe all’ad Benedetto Vigna. Comunque vada, rischia di diventare una vicenda molto poco in “stile Ferrari”. Dai tempi dell’ingegnere, la filosofia del Cavallino è sempre stata la stessa.

Ed ha contribuito a creare un brand unico, dal valore inestimabile: poche parole e molti fatti. E sopratutto, sul verbo uscito dalle sacre stanze di Maranello, siamo stati abituati che si possono mettere sempre le mani sul fuoco. La domanda sorge spontanea: per quale motivo trasformare il normalissimo avvicendamento di un manager in una sorta di farsa globale? Trovare una risposta logica è assai difficile. Come è possibile che la Ferrari annunci che si tratta di falsità (mettendo in difficoltà anche i media che hanno fatto lo scoop) se, più o meno nello stesso tempo, sta meditando il licenziamento? Anche se ci fossero stati dei fastidiosi spifferi, meglio stare zitti. Qualche fuga di notizie può esserci anche nelle migliori famiglie. Non serve ricordare che il presidente della Ferrari è anche il numero uno della holding Exor e di Stellantis ed è abituato ad avere a che fare con leader molto più ingombranti e costosi dell’ingegnere ferrarista.

Lo stesso Mattia è un ottimo tecnico, un buon dirigente e sicuramente una persona educata e a modo (spesso è stato accusato di esserlo troppo in quel covo di serpi che è la F1).

Dire che avuto «un incontro cordiale coi massimi vertici che gli hanno confermato la fiducia non solo nel breve termine» e dopo qualche ora mettersi a fare le barricate per difendere un fortino indifendibile. Troppo semplice il rapporto gerarchico per farlo finire in maniera così ingarbugliata. Il manager ha il contratto che scade fra 12 mesi. È assolutamente lecito per l’azienda terminarlo in anticipo pagando il dovuto e anche qualcosa in più. Anche perché Binotto è stato due anni senza vincere una gara e nel 2022, dopo una partenza bruciante di Leclerc, ha visto la Scuderia brancolare nei nebbioni simili a quelli che assediamo le notti invernali di Maranello.

Inizia la caccia a chi può aver tradito gli umori interni del santuario della velocità. Qualcuno fa il nome dell’entourage di Leclerc che ha molti amici influenti nella galassia che orbita sopra la Ferrari e quest’anno qualche attrituccio col capo lo ha senz’altro avuto. Mattia è per l’impostazione Mercedes (guardate Russell e Hamilton in Brasile) che vuole i piloti liberi di correre fino a che ce ne sia un motivo. Il predestinato, che ha avuto il contratto con il Cavallino più lungo della storia, si sentiva a casa propria. I piloti non possono fare la strategia della Ferrari, ma è certo che Charles una buona parola per Mattia difficilmente l’avrà spesa...


Ultimo aggiornamento: Lunedì 28 Novembre 2022, 14:29
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