Una preghiera per la pace: la città in “marcia” dalla Cattedrale alla basilica di San Nicola

La città “marcia” con il vescovo per la pace: «Mai più armi e basta silenzi»

di Elga MONTANI

Tanti baresi e non solo hanno risposto all’appello di monsignor Giuseppe Satriano, e ieri sera hanno dato vita ad un pellegrinaggio per la pace a Bari, che precede la preghiera di mercoledì davanti alla tomba di San Nicola, alla quale parteciperà il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi. Dopo essersi incontrati davanti alla cattedrale di San Sabino e aver acceso ognuno una fiaccola, hanno percorso la strada fino alla Basilica di San Nicola, sfidando il vento gelido che sferzava sul lungomare. Con loro, oltre a monsignor Satriano, c’era don Vito Piccinonna, ex direttore della Caritas di Bari-Bitonto e da poco nominato vescovo di Rieti. Prima di partire, monsignor Satriano ha voluto sottolineare il motivo del pellegrinaggio. «Siamo qui in nome della pace – ha dichiarato – per tutti coloro che oggi soffrono a causa della mancanza di pace. Dobbiamo mettere i nostri cuori nella preghiera, e dare un senso e un significato anche alle lampade che portiamo con noi». 

Le parole dell'arcivescovo


«Tornando dall’Ucraina – ha proseguito l’arcivescovo -, c’era una ragazza seduta accanto a me, una universitaria che vive in Austria, ed era venuta con noi nella carovana della pace. Questa ragazza mi incuriosiva, perché l’avevo vista generosa e attiva. Le ho chiesto perché era lì, e lei mi ha detto una cosa che può dare un senso anche a quanto stiamo facendo stasera. “Io non sono capace di fare molte cose, ma è certo che di fronte alle tenebre che in questo momento attanagliano il mondo, posso almeno accendere una luce di speranza”». 
Un’iniziativa di grande partecipazione. «Questo momento è importante, perché è necessario tornare a parlare di pace – ha sottolineato Satriano -, perché si torni a intessere la trama della pace, e si torni ad educare e saper vivere la pace». Questa guerra che abbiamo alle porte di casa è il frutto maturo di un albero malato, che ha coltivato per molto tempo l’indifferenza – ha concluso -. Siamo rimasti in silenzio a guardare i profughi nel gelo e nella neve alle porte dei Balcani, di fronte ai lager della Libia e ai morti nel Mediterraneo.

Segni premonitori di una società che si stava attorcigliando su sé stessa. Vogliamo dire che la pace è un valore per tutti, un dono, il futuro sul quale vogliamo investire la nostra vita». 


Al termine del pellegrinaggio, giunti alla Basilica di San Nicola, sono tutti entrati per un momento di veglia e di preghiera. Ma soprattutto di riflessione, iniziato con le testimonianze di due persone, un ragazzo e una ragazza, scappati l’uno dalla guerra in Afghanistan e l’altra dalla guerra in Siria, e ora accolti dalla nostra città. «Sono laureato in informatica – ha sottolineato dopo essersi presentato – e lavoravo come informatico, ma ero anche un attivista per i diritti delle donne e i diritti umani. Sono qui da quattro mesi, ospiti dell’associazione Famiglia Dovuta. Quando portavamo con i miei amici le medicine in un villaggio lontano, incontrammo una donna sola, perché aveva perso la sua famiglia in guerra. Le chiesi quale fosse il suo sogno, e mentre gli scendevano le lacrime mi ha detto che era la pace. Noi siamo da 40 anni in guerra, purtroppo. E ci sono tanti Paesi che parlano di pace, ma fanno le armi. Non si può fare la pace producendo le armi, non ha senso. Non abbiamo bisogno di armi, abbiamo bisogno di amore e compassione». 


«Tutti sanno che c’è la guerra in Siria – ha raccontato Rama – siamo dovuti scappare dalla nostra casa a piedi, e abbiamo raggiunto il Libano di notte. Da quando ci troviamo in un altro Paese ci siamo scontrati con il fatto che non ci vedono uguali a loro, ci vedono come stranieri. Ma tutti abbiamo il diritto di vivere e per questo vogliamo la pace. Purtroppo, non c’è pace e non c’è amore, anche qui in Italia non lo trovo. Spesso mi trovo a dover giustificare il fatto di avere il capo coperto. Sento oggi dire che siamo uguali, ma non è vero, non è così. La guerra in Siria dura da 12 anni, ora si pensa all’Ucraina, tutti abbiamo bisogno di pace, ma non basta parlare». La pace non deve essere una parola vuota, ma qualcosa che deve arrivare nel cuore di tutti, essere una scelta di vita, una dimensione operosa. Come ribadisce monsignor Satriano in basilica, ciò che accade a qualcuno è un problema di tutti. Siamo chiamati a riflettere, scegliere, e prendere decisioni».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Dicembre 2022, 07:41
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