Di indole pacifica e più piccolo del cugino a stelle e strisce, vive sui monti e nei boschi che l'uomo non ha ancora sottratto alla Natura. Anche se, ghiottone, talvolta si rende protagonista di brevi incursioni nei piccoli centri abitati che punteggiano il suo antico territorio, in cerca di frutta (o di qualche polletto). L'inverno, anche per gli orsi, è il momento del letargo. Contrariamente ad altri animali, però, non consiste in un sonno profondo e continuativo. Così, a novembre inoltrato, si ritira all'interno di grotte e cavità che l'alta montagna offre.
Sono mesi duri e delicati, soprattutto per le femmine che, in questi giorni, danno alla luce i piccoli. Solitamente due, in qualche caso 3, i nuovi nati condivideranno quella grotta e quelle ultime settimane di letargo, insieme alla mamma che, come raccomandano anche le autorevoli indicazioni da seguire (pubblicate dalla direzione del PNALM) necessita di assoluta tranquillità.
A rischio, infatti, è la vita dei cuccioli, la prosecuzione della specie stessa. "Gli orsi, è sottolineato nel comunicato, possono reagire se disturbati dalle persone mentre dormono, il letargo non è un sonno profondo. Per un orso, svegliarsi, significa consumare energie, perdere peso e, addirittura, decidere di abbandonare la tana. Si raccomanda, perciò, di non lasciare i sentieri ufficiali, soprattutto in questa stagione. Un fuori sentiero, chiude il cominicato, non vale un cucciolo d'orso!" L'anno appena trascorso, ha fatto registrare un piccolo ma significativo, incremento delle nascite con 12 cuccioli registrati. Due in più rispetto al 2016, il doppio del 2015. Nonostante questo, è poco più del 50% la probabilità che un piccolo riesca a superare il primo anno di vita. Intanto, lassù, "nevica che Dio la manda". Mamma orsa allatta i suoi cuccioli.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Febbraio 2018, 16:47
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