Banda dello spray alla Lanterna Azzurra, non si patteggia. I pm: «Pochi cinque anni di carcere»

Banda dello spray alla Lanterna Azzurra, non si patteggia. I pm: «Pochi cinque anni di carcere»
ANCONA  - Nessuna condiscendenza nei confronti della banda dello spray, meno che mani il via libera al patteggiamento a una pena (cinque anni) che francamente offenderebbe la memoria dei sei morti di Corinaldo. L’unico sconto che potranno ottenere i sei ragazzi della Bassa Modenese imputati per la strage della Lanterna Azzurra sarà semmai quello previsto dal codice per il rito abbreviato, che in caso di condanna prevede una riduzione di un terzo della pena. Un “premio” che viene accordato per legge in cambio dell’accettazione degli imputati di farsi processare in base alle prove già raccolte dalla Procura, risparmiando i tempi lungo di un processo con pubblico dibattimento.

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Già di questo si erano lamentati alcuni familiari delle vittime di Corinaldo, a cui solo la parola “sconto”, comprensibilmente, provoca un moto di indignazione, anche se si tratta di un automatismo previsto dalla legge, tanto che la scelta del rito abbreviato è una facoltà delle difese (fino all’anno scorso concessa persino agli imputati di reati da ergastolo) su cui i giudici non possono interloquire, a meno che la richiesta non sia condizionata ad altre attività istruttorie come l’audizione di altri testi o nuove perizie.

Che da parte della Procura non ci siano concessioni di sorta lo dimostra il negato consenso alla richiesta di applicazione della pena avanzata dalla difesa di Badr Amouiyah, che avrebbe voluto chiudere i suoi conti con la giustizia anconetana patteggiando a cinque anni di carcere. Troppo poco, per i pm titolari dell’inchiesta, per un’accusa di concorso in omicidio preterintenzionale plurimo, lesioni gravi e gravissime ai danni di circa 200 persone, episodi di rapine e furti con strappo commessi alla Lanterna e in altre discoteche in sette regioni. 
Troppo poco anche rispetto alla pena (4 anni e 2 mesi) patteggiata da Andrea Balugani, il ricettatore della banda che “lavava” nel suo Compro Oro a Castelfranco Emilia le catenine strappate dalla banda durante i raid in discoteca, imputati di ricettazione, associazione per delinquere finalizzata ai furti con strappo, ma non di omicidio preterintenzionale e lesioni gravi e gravissime.

Il processo con rito abbreviato si terrà il 5 marzo davanti al gup Paola Moscaroli, a 15 mesi dalla tragica notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018. Già la Procura aveva accorciato i tempi, ottenendo per i sei della banda dello spray il giudizio immediato, un rito che salta l’udienza preliminare, ammesso soltanto quando ci siano evidenti prove di colpevolezza.


Soltanto Badr Amouiyah aveva chiesto di patteggiare, incassando però il no della Procura. Quella tragica notte, secondo la ricostruzione dei carabinieri del Reparto Operativo di Ancona, il 21enne di origini nordafricane, nato però a Modena e residente in provincia, era sceso a Corinaldo insieme a Ugo Di Puorto (il giovane che ha premuto la bomboletta spray, incastrato dal Dna per una traccia di sudore sul pulsante) e Raffaele Mormone viaggiando sulla Lancia Y di Eros A., il complice morto poi ad aprile in un incidente stradal. Su un’altra vettura erano scesi da Modena Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada. Ma le due batterie - secondo la Procura - agivano coordinate come un unico commando e per questo a tutti e sei gli autori del blitz di Corinaldo vengono contestati, oltre ai reati di associazione a delinquere finalizzata alle rapine e ai furti con strappo, anche l’omicidio preterintenzionale plurimo. 
Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Febbraio 2020, 17:49
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