«Mio padre – spiega Piero Mastroberardino – ha sempre sostenuto la sintesi di marca aziendale e marca territoriale e si è sempre imposto per la difesa della propria terra. Oggi come ieri – continua – il nostro interesse è che tutti i produttori locali possano servirsi dei nostri studi e selezioni sui vitigni per mantenere alta la qualità media dei vini irpini». Tante le etichette prodotte dai 250 ettari vitati di proprietà, vini che, dagli anni ’60 in poi hanno decorato e allietato le tavole degli italiani. Per decenni, infatti, Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi si identificavano nella memoria visiva e gustativa con il nome della famiglia Mastroberardino, forte nel proporre anche delle selezioni di vini iconici e seducenti. Su tutti il celebre e sempre imitato Taurasi Riserva Radici, Aglianico pioniere di uno stile robusto e rigoroso; il Fiano di Avellino Stilema, vero archetipo di quello che dovrebbe essere un Fiano, o ancora il Taurasi Naturalis Historia, omaggio all’amore che Virgilio nutriva per i vini della Campania Felix.
Nella proposta enoica troviamo poi diverse selezioni, vini talvolta dallo stile fresco e sapido, talaltra più corposo, come il Greco di Tufo Vignadangelo, la Falanghina Morabianca oppure i più immediati Lacryma Cristi del Vesuvio bianco e rosso. «Una volta – chiosa Mastroberardino – mio padre mi disse: non cambiare mai approccio stilistico, perché lo stile di un produttore è ciò che ne determina la credibilità a lungo termine».
Insegnamenti basilari di grandi uomini per produrre grandi vini.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Settembre 2020, 06:00
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