Low alcol gusto e giudizio: in crescita icocktail a bassa gradazione

Low alcol gusto e giudizio: in crescita icocktail a bassa gradazione

di Nicole Cavazzuti
L'ultimo trend in fatto di mixability? I cocktail low alcol. Proprio così. Guarda caso, non solo a Milano c'è un locale specializzato in drink sotto i 21 gradi (il Rotonda Bistro, regno del barmanger Diego Ferrari, accanto al Muba), ma in tutta Italia i bartender sempre più spesso introducono in menu proposte a basso tenore alcolico.



«Sono diversi i fattori che alimentano la richiesta di cocktail leggeri: la più diffusa consapevolezza del legame tra alimentazione e salute, le campagne d'informazione sul bere consapevole promosso dalle aziende del beverage e la legislazione più severa per chi guida in stato d'ebrezza», spiega Ferrari, che da poco ha pubblicato il manuale Cocktail Low Alcool. Nuove frontiere della miscelazione (edito da www.bibliothecaculinaria.it). E la tendenza è destinata a consolidarsi. «Inutile negarlo. Oggi i cocktail hanno invaso le nostre giornate: le cene, i pranzi, i brunch. Ridurne la gradazione è quasi una scelta obbligata», osserva Fabio Camboni, barmanager di Kasa Incanto di Gaeta. E ancora: ulteriore prova del boom dei cocktail low alcol è l'arrivo su mercato delle prime bevande distillate non alcoliche, come Seedlip Garden 108 (un mix di rosmarino, timo, menta, orzo, piselli e fieno) e Seedlip Spice 94 (con cardamomo, limone, pepe della Giamaica, scorza di uva).
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Gennaio 2019, 07:18
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