Cioccolato, felici e fondenti anche in cucina
di Gigi Padovani
Un capitolo del libro è intitolato “a tavola con l’oro bruno”: il cioccolato non è soltanto alla base di dessert, torte, dolci a cucchiaio ma può essere usato per tanti piatti salati. Se pensate che le proposte della cucina fusion al cioccolato siano troppo all’avanguardia, potete sempre rifugiarvi in quella della tradizione italiana: come la lepre o il baccalà in dolceforte (Toscana); le melanzane al cioccolato (Campania; i maccheroni dolci al cacao (Umbria); il sanguinaccio di maiale al cioccolato (Abruzzo). Quando nel XVI secolo Theobroma Cacao (come molti altri prodotti importati dal Nuovo Mondo) arriva in Italia dalle Americhe suscita molte perplessità tra i cuochi di allora, ma poi lentamente entra nelle cucine. Nell’Ottocento i ricettari propongono diverse preparazioni con il “cioccolato”, che ormai è declinato al maschile. Se invece si risale alle origini, la cucina salata con il “Cibo degli Dei” si sviluppò in Messico, appena avvenuta la colonizzazione spagnola, per poi diffondersi in Europa. Ha lasciato tracce in Catalogna, nell’Italia meridionale e anche in Piemonte e nel Sud della Francia. Il piatto nazionale messicano è il “mole”, e in particolare il “mole poblano” (cucinato a Puebla). Si tratta dell’espressione gastronomica nata dell’unione tra conquistadores spagnoli e indigeni: una salsa ricchissima di ingredienti, tra cui anche il cacao, e servita con carne e tamales (sono degli involtini preparati con un impasto a base di mais e ripieni di carne, verdure, frutta o altri ingredienti, cotti al vapore dopo essere stati avvolti in foglie delle pannocchie). La tradizione vuole che a inventarlo furono le monache del convento di Santa Rosa. Perché la storia del cioccolato è molto “al femminile”, ma per scoprirlo leggete il libro!
Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Novembre 2017, 23:30
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