Quali caratteristiche bisogna avere per lavorare nella viticultura? «Sicuramente la passione, mettere il cuore nel proprio lavoro è questo che fa la differenza, in qualsiasi campo, e poi la competenza e la tecnica».
Qual è la sua formazione? «Io mi sono laureata in agraria con specializzazione in viticultura, e fin dall’università ho lavorato in azienda per capirne tutti i vari aspetti»
Che cosa le ha insegnato suo padre Giorgio Lungarotti, pioniere dell’enologia? «L’amore e il rispetto per la nostra terra di cui conosco a occhi chiusi profumo e sapore, ed è proprio da questo insegnamento che è scaturita l’attenzione per la sostenibilità». Quanto è importante per lei la sostenibilità? «La cosa più importante per me è non usare erbicidi, e poi concimazione organica e le capannine meteo che ci consentono di monitorare eventuali malattie e la gestione intelligente delle risorse idriche».
Quindi possiamo dire che è più un lavoro in vigna che in cantina? «Come dice il nostro enologo se arriva un’uva bella si può fare un buon vino se invece l’uva è cattiva non si riesce a trasformarla in vino buono; la materia prima e il suo patrimonio aromatico sono fondamentali».
Qual è il suo vino preferito? «Rubesco Riserva Vigna Monticchio, che si conferma sempre tra i primi 10 rossi italiani e poi vista la stagione per quest’estate calda Torre di Giano, un bianco fresco, vermentino grechetto e trebbiano».
Che cosa fate per accogliere i visitatori dopo l’emergenza Covid? «Abbiamo notato che i visitatori dopo tanti mesi di clausura forzata desiderano stare all’aperto e ci siamo organizzati con picnic in vigna, con cestini preparati dal nostro cuoco dell’enoteca della cantina e ovviamente degustazioni».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Luglio 2020, 17:05
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