Mulino Bianco, due oggetti della tradizione per i collezionisti

Mulino Bianco, due oggetti della tradizione per i collezionisti
Per la gioia dei collezionisti e gli amanti della colazione, Mulino Bianco lancia, con una campagna firmata da Publicis Italia, una nuova Collection Biscotti con in palio due premi. Oggetto del desiderio saranno la riproduzione fedele del Coccio del ‘78 (con 18 punti) e la nuova Biscotazza (con 25 punti). Se il Coccio è un tuffo nei ricordi di Baby Boomers e Generazione X, la Biscotazza - una moderna mug in acciaio inox, termica, a chiusura stagna, con un coperchio apri e chiudi sul fondo che può ospitare la giusta quantità di biscotti per la colazione. L'oggetto guarda soprattutto a Millennials e Generazione Z e alla nuova tendenza di fare colazione “dove, come e quando voglio”.

​Mulino Bianco, arriva la “biscotazza”, per fare colazione anche fuori casa. E per i nostalgici c'è il “Coccio”

In 45 anni, d'altronde, Mulino Bianco ha rivoluzionato la colazione degli italiani.  Dolce o salata, golosa o leggera, eco o social, slow o on the go, il pasto del mattino che unisce 9 italiani su 10, nasconde un “universo in movimento” di abitudini e stili di vita, e quello, parallelo, dei prodotti e accessori che lo caratterizzano. Dove biscotti, frollini, marmellate, fette biscottate, brioche, ma anche tazze, tovaglie e altri oggetti, hanno di volta in volta consolidato ritualità o accompagnato il cambiamento. 
 
«Mulino Bianco ha da sempre un ruolo negli stili di vita degli italiani, e continua ad offrire pratiche soluzioni, in linea con le nuove abitudini senza rinunciare alla tradizione – afferma Julia Schwoerer, Vice President Marketing Mulino Bianco. Lo facciamo attraverso il miglioramento continuo delle ricette, (tutte senza olio di palma e nel tempo ottimizzate sotto il profilo nutrizionale), un’attenzione costante alla qualità e alla sostenibilità delle nostre filiere e anche dialogando con i nostri consumatori attraverso i social media e la nostra community Nel Mulino che Vorrei. Oggetti regalo come Coccio e Biscotazza, nel disegnare le tendenze della prima colazione, rappresentano questo stretto e profondo legame con gli italiani e con lo spirito del nostro tempo che ci contraddistingue da 45 anni».
 
E pensare che 60 o 70 anni fa la colazione all’italiana non esisteva. Se si escludono i militari, a cui venivano distribuiti latte, caffè, gallette e cioccolato, per l’Italia contadina degli anni Cinquanta c’era un solo pasto a metà mattino, a base di latte e avanzi della sera prima: pane, polenta, una fettina di salame o formaggio, un pezzo di aringa. Bisogna aspettare gli anni Sessanta e, soprattutto, Settanta, con la “democratizzazione” dei biscotti da prodotto di lusso a cibo per tutti, per arrivare alla colazione all’italiana come la intendiamo oggi. La rivoluzione è segnata dall’arrivo delle prime confezioni dei frollini Mulino Bianco sugli scaffali del supermercato. Nel 1978, 3 anni dopo la nascita del marchio, il consumo di biscotti conquistava anche gli adulti, concentrandosi progressivamente verso la prima colazione. E all’inizio degli anni Ottanta quasi il 70% dei biscotti veniva consumato al mattino, consolidando il rito della colazione a base di caffè, latte e prodotti da forno. Oggetto simbolo di questa rivoluzione è il “Coccio”.
 
Nello specifico, Coccio e Biscotazza raccontano due approcci alla colazione all’italiana differenti ma complementari: da un lato una prima colazione tradizionale, slow, in casa e, se possibile, in compagnia. Dall’altro la colazione “on the go”, nuova tendenza di derivazione anglosassone sempre più diffusa anche nel nostro Paese. Ideata per rispondere a questo nuovo approccio, la Biscotazza, si candida a “schiscetta” perfetta per portarsi dietro la colazione preferita. Infatti, come evidenzia l’Osservatorio Doxa-UIF sulla Prima Colazione, l’88% degli italiani non rinuncia al primo pasto della giornata, declinandolo in un caleidoscopio di possibilità: c’è la colazione multipla che si divide in più momenti di consumo, prolungandosi fino a mezzogiorno. 

I NUMERI Soddisfazione nelle esigenze di clienti e consumatori, ma senza dimenticare l'innovazione. Dal 2010 ad oggi il brand ha riformulato almeno una volta tutte le sue ricette, eliminando in 8 anni 6.475 tonnellate di grassi, 20.853 tonnellate di grassi saturi, 2.443 tonnellate di sale, 205 tonnellate di zuccheri, tutto ciò salvaguardando il gusto superiore che contraddistingue la sua offerta. Inoltre, tutti i prodotti Mulino Bianco sono realizzati senza olio di palma, grassi idrogenati, additivi conservanti e senza OGM.
In 6 anni, la gamma Mulino Bianco di prodotti integrali, senza glutine e senza zuccheri aggiunti è cresciuta di oltre il 53% in valore, arrivando, nel 2019, a pesare il 23% sul fatturato totale della marca. L’attenzione alla sostenibilità e alla salvaguardia del Pianeta sono parti integranti dei valori del Gruppo Barilla, la cui purpose è “Buono per Te, Buono per il Pianeta” (scopri il Report 2020).

Non solo: il 2020 segna progressi importanti per il progetto di farina di grano tenero da agricoltura sostenibile e tutela della biodiversità lanciato nel 2019 assieme al WWF con la “Carta Del Mulino”, a cui hanno già aderito migliaia di attori tra imprese agricole, stoccatori e mugnai. In poco più di 12 mesi, l’iniziativa partita con il biscotto Buongrano è stata estesa ai pani ed entro il 2020 verrà estesa a tutti i biscotti. 

I VALORI DELLA TRADIZIONE Se oggi Mulino Bianco è uno dei brand più amati dagli italiani e più influenti (nel 2019 è entrato nella top 10 stilata da Ipsos) è anche grazie alla propria capacità di evocare valori importanti per chi li acquista, senza rinunciare al rinnovamento, creare tendenze, incidere negli stili di vita. Anche attraverso oggetti da collezione che hanno fatto breccia nel cuore degli italiani.
 
Mulino Bianco dà il via alla sua prima raccolta punti nel 1978, con il mitico “Coccio”, una scodella in terracotta per la prima colazione che ricorda le tazze dove i nostri nonni facevano la zuppa di pane e latte, ispirata all’antica tradizione contadina. Il Coccio è un segno evocatore del mondo contadino in linea con la filosofia del marchio: è un oggetto che si fa premio e al tempo stesso mezzo di comunicazione. 

LE RACCOLTE PUNTI Il fenomeno della raccolta punti affonda le radici nel passato. Nasce nel 1851, negli Usa, quando la Babbit Company, che produceva sapone per bucato, mette in palio delle litografie a colori per i suoi clienti più affezionati.  Mentre è del 1872 – inventato dalla Grand Union Tea Company- il primo catalogo premi. Per avere dei bollini (trading stamps) bisogna aspettare invece il 1891 e l’inventiva di un grande magazzino di Milwaukee. In Italia il fenomeno parte da lontano, nel 1872, per volere del barone Von Liebig, che utilizzò una raccolta punti per promuovere il suo estratto di carne. Nel 1935-37 fece scuola invece la raccolta punti Buitoni-Perugina, che trasformò in un fenomeno di costume le sue 100 figurine con i personaggi (il più celebre e introvabile fu il Feroce Saladino) di una trasmissione radiofonica satirica che è una parodia dei 3 moschettieri. Pensate che alla fine del triennio vennero vinte ben 25 Topolino: per quei tempi un premio davvero da sogno.

Passando per la raccolta Ava di Mira Lanza (1954) – altra pietra miliare di questa storia, con la sua Olandesina volante - si arriva al vero e proprio fenomeno dei tempi moderni che è, nel 1978, la raccolta punti del “Coccio” Mulino Bianco. Segna l’inizio di un vero e proprio fenomeno sociale che ha portato nelle dispense degli italiani bricchi, teiere, piatti, zuccheriere, vassoi, tovaglie e accessori da cucina che ancora oggi sono disponibili nei siti e-commerce, per gli amanti della tradizione e per gli appassionati di vintage.
Parlando di Mulino Bianco non si possono non citare le Sorpresine degli anni Ottanta e Novanta, destinate anche ai più piccini, da portare con sé per giocarci con gli amici, scambiarle e, soprattutto, collezionarle. A partire dalla prima, "Carta Vince, Carta Perde", ne vengono ideate 650 differenti tipologie. I primi anni c'è la scatolina, simile a quelle dei fiammiferi di legno, che contiene la sorpresa e un piccolo foglietto guida con il nome dell'oggetto e le istruzioni per giocare, il plus dell'intera iniziativa. Il successo è tale che per celebrare le “scatoline di fiammiferi” di allora, nel 2010 le ripropone in versione digitale con il Catalogo Multimediale.
 
Negli anni il dialogo con il consumatore si fa poi sempre più a due vie con la nascita, nel 2009, della piattaforma digitale Nelmulinochevorrei.it. Nell’era della condivisione della conoscenza, i nuovi progetti di Mulino Bianco nascono anche attraverso il confronto e lo scambio continuo con una community di oltre 250mila partecipanti attivi che dialogano con la marca proponendo e commentando ogni giorno migliaia di idee su nuovi prodotti e attività per costruire insieme il Mulino del domani.

COLAZIONE "ON THE GO" La colazione “on the go” è un fenomeno ancora poco indagato, soprattutto in Italia. Mentre è un’abitudine già più consolidata negli USA e in Inghilterra, solo per citare i due Paesi anglosassoni dai quali deriva il termine che oggi da noi comincia a descrivere questa tendenza.
Partiamo dai numeri. Secondo i dati dell’Osservatorio Doxa-UIF sulla Prima Colazione in Italia l’88% delle persone fa colazione e il 12% la salta (con punte del 18% tra i giovani under 25).

Il 74,8% della popolazione la consuma a casa, mentre il restante 13,2% la fa anche, o tutti i giorni o solo 1 o 2 giorni alla settimana, fuori casa.
Questo significa che circa 1 italiano su 4 (25%) o salta la colazione o si riserva di farla (almeno alcuni giorni) fuori casa, perché magari quella mattina non riesce a concedersi il lusso di un momento tranquillo in famiglia prima di uscire per iniziare la giornata.

Una ricerca Nielsen del 2018 spiega che aumentano i momenti di consumo della colazione fuori casa, passando da circa 3,8 al mese del 2015 a 6,3 del 2018. In particolare, ogni mese ci sono 3,6 momenti dedicati alla colazione “on the go”, letteralmente sulla strada da casa al lavoro oppure una volta arrivati in ufficio. Mentre 2,6 momenti al mese sono dedicati alla colazione al bar.

La ricerca Nielsen chiarisce anche che il 15% degli italiani fa almeno 1 colazione a settimana in ufficio o a scuola/università (con punte del 23-26% nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni). Mentre la colazione “on the go” interessa il 19% dei nostri connazionali, che la fa almeno 1 volta ogni tanto (ma anche qui la percentuale sale tra il 25% e il 29% nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni).

Da notare anche il fenomeno della doppia colazione, che interessa il 12.9% della popolazione, circa 7,6 milioni d’individui, anche se di questi il 62% in realtà beve solo qualcosa in entrambe le occasioni e non mangia 2 volte. Sono infatti circa 2,8 milioni gli italiani che fanno due colazioni complete al giorno, composte da bevanda e cibo. Il menù della colazione on the go è stato indagato da una ricerca dell’Osservatorio consumi alimentari fuori casa nel 2019: al primo posto gli snack dolci (72,1%), seguiti da caffè (57,7%), latte e cappuccino (48,7%).
 

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2023, 07:59
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